Il figlio – Gina Berriault

L’esibizione involontaria di una donna dibattuta

Il figlio di Gina Berriault ci consegna il ritratto controverso di una donna che per tutta la vita recita un ruolo in cui è costretta, ma che non le appartiene. Bella quel tanto che basta per poter fare l’attrice e diventare famosa, in realtà Vivian delude le aspettative dei genitori e si sposa precipitosamente col fratello dell’amante del padre, Paul, aspirante attore in procinto di partire per Hollywood. Calata in un ruolo che la vorrebbe raffinata, al di sopra delle incertezze dell’abbandono, Vivian, al contrario, crolla proprio nel momento in cui rimane incinta e il marito la lascia. Il contrasto tra chi dovrebbe essere e chi è realmente appare netto, disperato, tratteggiato in poche righe di grande intensità:

“… era questa la sua vera natura: una ragazza con sciatti vestiti prémaman, che erano stati della sorella di un vicino di casa; i capelli schiariti col perossido e divenuti di due colori, bianchi e giallo zolfo sulle punte; i tacchi alti che cedevano a ogni passo; le unghie sporche; e poca sensibilità, nemmeno sufficiente a farle sollevare la testa un attimo per rivolgere una parola gentile alla sua famiglia”

Persa in un narcisismo malandato che pur la sostiene, offre se stessa ad una realtà cinica, fatta di uomini insignificanti che prendono tutto quel che possono dal piatto che lei stessa ha messo in tavola: un’accessibilità immediata, senza pretese o complicazioni. Si susseguono così diversi impieghi di fortuna, tutti guadagnati grazie a quel bell’aspetto che se tanto le dà, tanto pure le toglie. Da cantante di night a commessa in un grande albergo, Vivian passa di uomo in uomo, collezionando una vasta serie di delusioni. Unica costante il figlio David, per cui nutre un amore atipico, scaturito dal bisogno di rivendicare la donna a dispetto della madre, profusamente irrorato da un’appartenenza carnale, votiva, cicatriziale. Ormai soggiogata dall’incapacità di suscitare rispetto e amore nell’altro sesso, si rifugia in un castello di carte sempre più complesso in cui i contorni tra l’immaginato e l’effettivo sfumano fino a sfociare in un’intensa e tesissima rappresentazione dell’amore incestuoso.

Spiace pensare che Gina Berriault sia autrice ancora poco conosciuta, vissuta tra il 1926 e il 1999 è una delle penne più raffinate della letteratura americana contemporanea. La sua capacità di indagare i baratri esistenziali è indubbia e si riflette prismatica nei personaggi che racconta. L’intento di cogliere anche l’intimità più scomoda risalta e si fa prepotente in un’ostinazione che non è mai giudicata, ma accompagnata, documentata, ricercata anche e soprattutto in quelle esistenze meno appariscenti, tarlate, irrimediabilmente compromesse. Già scrittrice di memorabili racconti ( di Donne nei loro letti ho scritto qui http://ladivoratricedilibri.it/2019/11/26/donne-nei-loro-letti-gina-berriault/ ) tutti pubblicati in Italia da Mattioli 1885, con Il Figlio, Berriault mette a segno il prorompente ritratto di una donna che non può vincere pur non andando mai veramente a fondo e lo restituisce al lettore nella più ampia forma del romanzo breve.