È un romanzo che si sviluppa come una marea fatta di sabbia, che inizia, gonfia e si ritrae, questo di Anderson.È poesia che corre dentro la cabina di guida di un autoarticolato mentre le sue pesanti ruote battono il deserto dello Utah lungo la statale 117.Persone e cose sono evanescenti, miraggi pericolosi dietro cui si nasconde una trama fitta di delitti e furti.
Ben è l’uomo delle consegne, da una vita solca il deserto in lungo e in largo a portare quei pochi pacchi che gli vengono commissionati da una comunità sull’orlo dell’estinzione; è l’uomo che è sopravvissuto al deserto ed è giusto che sua sia la voce narrante, roca e commossa al contempo, in perenne contraddizione con se stesso, come il paesaggio.
Qualcosa però lo ammutolisce quando, nella controluce del portico di una vecchia casa di legno, intravede Claire, al tramonto, minuta, raffinata, una danzatrice di forza e grazia, inusuale presenza, portatrice di una melodia che seduce e uccide, vaga immagine di pianista in un Saloon fantasma.
Claire è il perno attorno a cui Anderson fa ruotare le danze, è la dama misteriosa, la regina di cuori in una partita a poker, l’emblema di una musica che sembra provenire dal vento del deserto. Alla sua melodia sono legati il vecchio Walt, ambigua personificazione del deserto, custode di grandi sofferenze e atroci segreti, e una banda di personaggi apparentemente innocui che invece innescheranno la miccia per una serie di eventi sconvolgenti ed irreversibili.
Il vero protagonista del romanzo è però il deserto, coi suoi colori infuocati, il deserto che arrossa l’orizzonte e l’anima di chi vi è nato e di chi ha scelto di rinascervi o di morirci, luogo senza compromessi, con regole ineluttabili a favore di se stesso, della sua natura, del suo ordine naturale e che solo a volte combacia con le sorti umane.
Nel deserto ci sudi ma ti ci innamori anche e di qualcosa che non ti si scolla di dosso, al deserto prima o poi tutto torna, e questo senso di appartenenza alla polvere, al silenzio, ai chilometri di nulla, alla terra rossa, al cielo puro è libertà.
Il calore e il riverbero davano vita alla bianca striscia tremolante che la gente chiama miraggio. Fin dal primo uomo che vagava morto di sete nel deserto , i miraggi erano apparsi in lontananza promettendo acqua per poi lasciare il posto ad altra terra riarsa, Più ci si avvicinava, più la promessa si ritirava. Aveva l’aspetto di un grande lago fresco”