Un salto dal balcone durante l’Angelus e Papa Goffredo è solo un ricordo che apre il sipario su un romanzo sorprendentemente pulp: L’inferno è vuoto di Giuliano Pesce, edito da Marcos y Marcos.
Mai prima ho apprezzato il pulp in uno scrittore italiano perché, per me, che mi infervoro coi dialoghi alla Lansdale e coi film di Tarantino, le aspettative sul genere sono elevate.
Pesce però ingrana immediatamente la quarta e non scala, anzi accelera, fino alla fine del romanzo che tiene sul pezzo con un crescendo adrenalinico e impila, un pezzo alla volta, le vicende dei diversi protagonisti racchiuse in capitoli, brevi e ben strutturati, fino a formare un grattacielo vertiginoso, da cui poi è difficile non precipitare.
Il suicidio del Papa coinvolge le vite di Fabio Acerbi che spera di poter scrivere finalmente un best-seller per la casa editrice in cui lavora e di Alberto Gasman, attore fallito, finito per fare lo scagnozzo del Cobra, criminale spietato che innesca una catena di efferate imprese delittuose tratteggiate dall’autore con irresistibile ironia, in modo da mantenere un perfetto equilibrio tra crudezza e realtà.
Se da una parte il Papa perde la vita in circostanze particolari, dall’altra anche un conduttore televisivo, affidato alle premure di Gasman, muore stecchito dopo aver sniffato troppa cocaina e aver messo nei guai una minorenne.In mezzo a queste morti si muove, appuntita come un coltello da macellaio, un’ombra, una specie di gotico Cappellaio Matto che ruba carri funebri.
I dialoghi – piccole, macabre, perle di saggezza – come quelli affidati a Bara e Beccamorto, i due spietati sicari del Cobra, danno improvvisi colpi di acceleratore al battito cardiaco del romanzo e a quello di chi lo legge, mentre il tessuto narrativo riassorbe la tachicardia, in un bilanciamento complessivo perfetto.
“Cosa ti aspettavi?” chiede Beccamorto. “Il lieto fine? Quello esiste solo nelle favole. La vita è una merda; e poi si muore.”
Come in tutte le crime-story che si rispettino, anche qui non poteva mancare la bond-girl di turno che popola i desideri dei protagonisti, tutti maschi: la chiamano La Rossa, una donna di indicibile bellezza, dai capelli color della fiamma e gli occhi di puro smeraldo, che conquista il palco del mondo senza quasi proferir parola e ammanta di seducente mistero le pagine del libro.
L’inferno è vuoto di Giuliano Pesce è, in buona sostanza, un potente bolide lanciato a tutto gas verso l’ignoto, se vi piace il brivido dell’alta velocità, non pensateci su e salite.
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