Tempo variabile – Jenny Offill

Tempo variabile – già il titolo lo svela – è un romanzo che si adatta perfettamente, al punto da combaciarvi, alla situazione di emergenza che stiamo vivendo a livello mondiale e all’instabilità psicologica che inevitabilmente deriva da eventi drammatici.

Nel libro la protagonista, Lizzie, bibliotecaria sposata con un figlio, è alle prese con il cambiamento climatico e, oltre a studiare i più disparati metodi di sopravvivenza post catastrofe, risponde anche alle moltissime mail che arrivano alla rubrica “Cascasse il mondo” dell’amica Sylvia – lei ormai fuori gioco a causa di forti crisi depressive -, sommando alle sue preoccupazioni quelle di mille altri utenti spaventati che le chiedono ogni giorno consiglio e conforto.

La Offill utilizza una struttura narrativa composta di frammenti, piccoli paragrafi mischiati tra loro come schegge di pensiero, e ricrea il continuo lavorio mentale della protagonista, fatto di angosce per un futuro incerto che si intravede cupo all’orizzonte, e gli impegni quotidiani di madre e moglie che continuano, nonostante la previsione di una catastrofe.

C’è un continuo contrasto tra l’idea di un disastro globale che incombe come possibilità, condizionando azioni e pensieri, talvolta immobilizzandoli, e il caos, disastrosamente centellinato giorno dopo giorno, del quotidiano: un fratello tossicodipendente, la routine del matrimonio e lo stress genitoriale. Offill ricostruisce il funzionamento della mente umana attraverso l’empatia con la sua protagonista che non ci risparmia un solo pensiero, e ne trascrive le sequenze psichiche così come sono state generate: il viaggio sull’autobus per andare al lavoro, una passeggiata nel parco, una mail sulla fine del mondo, una barzelletta, un ricordo d’infanzia, i compiti del figlio, la psicoterapia del fratello, un’altra barzelletta.

La successione degli eventi è perciò sostenuta esclusivamente dalle associazioni mentali di Lizzie, che hanno la cadenza del mantra senza però averne la struttura e, difatti, la sensazione di essere all’interno di un loop mentale non è sbagliata, ma la caratteristica base di questo giro di pensieri è la loro imprevedibilità.

La coesistenza tra la paralisi da shock mentale e automatismo del vivere passa attraverso una vastissima gamma di emozioni che Offill traduce in riflessioni, congetture, sensi di colpa, autoconvincimenti e ironia e, tra una lampada d’emergenza ricavata da una scatoletta di tonno, una pianificazione di salvezza, una corsa al supermercato del “tutto a un euro”, una crisi di dipendenza del fratello e una boccata di relativa leggerezza, Lizzie dà voce a tutto il sommerso, tra il non detto e il non elaborato, che tenta di spiegare le ali, bagnate e appesantite, sotto il cielo in continuo movimento di un tempo decisamente molto “variabile”.

“Continuo a chiedermi come possiamo trasformare tutta questa paura in azione”