Ildegarda e il mistero dell’arciere – Elide Ceragioli

In una Renania medievale perfettamente ricostruita, a cavallo tra XI e XII secolo, si dipana una storia fitta di misteri e complotti, costellata di oscuri delitti consumati negli angoli bui di una malvagità umana al confine con le forze demoniache più temute, e di vicende dai contorni foschi, come i boschi in cui si perdono e i dirupi in cui precipitano. A far luce su questi omicidi è Ildegarda di Bingen, leggendaria priora dell’abbazia di Disibodenberg, medico, erborista, artista, filosofa e visionaria, venerata come Santa dalla chiesa cristiana. La sua figura ammantata di un fascino che sfugge, costituisce il perno attorno al quale Elide Ceragioli imbastisce una trama ricca di colpi di scena e personaggi ben scolpiti, tipici del periodo storico.

Attorno alla badessa e alle sue visioni, che ella definiva “dell’anima” e non del corpo o della mente, si muovono suor Eunice, infermiera dell‘abbazia e elemento comico della storia, Matheus, piccolo sventurato che in Ildegarda trova rifugio e la possibilità di crescere lontano dalle crudeltà inflittegli da un patrigno sanguinario, cavalieri dell’ordine dei templari, monaci benedettini, consorelle e rappresentanti delle casate nobiliari più potenti in lotta tra loro.

Il tessuto narrativo è di trama fine e molto accurata, la documentazione storica è talmente assimilata da Ceragioli che scorre con la naturalezza di chi romanza una realtà ricostruita e possibile in cui si sposta con l’agio di averla abitata per davvero ed è la solida fune con cui il lettore si cala nel nebuloso ventre della vita di un’epoca definita dai più oscura.

Le visioni di Ildegarda sono la manifestazione di un potere divino che la lascia nuda, vulnerabile e invincibile al contempo, santa e inavvicinabile, fragile ed incorruttibile.

A Ceragioli il merito di aver scritto un bel romanzo storico a tinte fosche, credibile e appassionante, in equilibrio tra intrighi di potere, prigionie, fanatismi e miracoli, e di avervi messo a capo l’originale figura di una badessa decisamente sopra le righe, indecifrabile mito sia per i contemporanei che per i posteri.