E’ raro trovare in un volume così piccolo quasi tutte le caratteristiche che costituiranno le basi del Gotico, del terrifico e dell ‘orrorifico. Siamo nella stagione che aveva aperto con Poe l’elemento sinistro che prima o poi saltava fuori dal romanzo sbalordendo e, poi lasciando un senso d’inquietudine e di eccitazione per tutto il racconto. La Oliphant è per di più una donna che a quei tempi discriminatori scrive un horror raffinato e senza via di scampo dove le digressioni non si discostano mai dall’umano perché è nell’umano che si cela il vero mostro.
Immaginatevi dei gentiluomini di metà ottocento seduti davanti ad un camino a scrivere storie dell’orrore, a passarsele, a entrare dall’una all’altra e fuori solo la bruma scozzese che confonde tutto, beh è fantastico e io l’ho adorato
“E’ solo un sogno, mi disse con quella sua voce da vecchia, parlandomi vicino all’orecchio mentre scendevamo di sotto “Non so chi sia il protagonista, ma è sicuramente qualcuno che non lo merita.Se fossi saggia non ci penseresti più.” PS: voi l’averte ma letto “La sigborina Else”di arthur Schitzler? Ecco io vi consiglio anche quello.