E ti stende, come una sberla in pieno viso, questo nuovo romanzo di Calvisi, è come essere ai confini del mondo e lui in effetti ti ci porta, in una baracca dove vivono due esseri umani, un ragazzino e un vecchio, uniti da un mondo che crolla a pezzi, dove un tocchetto di corteccia è una leccornia, dove il cibo bisogna procacciarselo secondo le tradizioni primitive locali, il colpo ti arriva secco in faccia a risvegliarti come da una lunga dormita perché sei davvero nel mondo reale.
Quello che ti è capitato, quello che ti abbiamo fatto capitare è il risultato in cui sei immerso, e sei capace di fare cose molto brutte e sono capaci di fartele, per cui la missione è restare vivi. con ogni mezzo. Il polacco, il vecchio amico del protagonista, ricorda uno di quei nerboruti uomini del cinema, il resto assomiglia quasi a niente. In un mondo quasi a testa in giù. Calvisi costruisce il suo romanzo, vi fa cadere dentro qualcosa d’ispirazione burtoniana e ci infila pure, una guerra, un storia d’amore e un finale a sorpresa. Prosa adeguata all’argomento, tattica, ritmica e dialoghi dove si può. Due secondi e sei nel distopico.
Insomma: Inconvenzionale 3.0.