Io impazzisco letteralmente per i libri Fandango, sono veri, sono come carne che pulsa e che puoi restare lì a guardare, sono dei mattoni con cui costruisci le case, sono semplici e potenti, esattamente quello che uno ci legge dentro.
Zucchero e Catrame, lo noti dal titolo, dalla copertina ai limiti del trash, con questo pezzo di cotone infilato nel naso, poi apri la prima pagina e inizi a leggere e inizi a sbellicarti e a provare lo stesso odio del protagonista, perché quelle cose sono successe anche a te da molto tempo fa. Poi ti accorgi che lo stile è fresco, nuovo, colloquiale, e che stai facendo una chiacchierata in cui non esistono vergogna o restrizione. Cesare, il protagonista del libro è un adolescente che di punto in bianco deve crescere alla svelta con una famiglia sfasciatissima e degli amici che Giuda era un santo. E però tutto quello che gli succede lo fa perché prende una posizione, perché stringe con mano le cose e lo fa con coraggio e piacere perché spesso non intuisce il significato di quello che fa, ma poi gli garba.
Trapiantato in un miserabile monolocale di Cinisello Balsamo, che crolla a pezzi come la sua famiglia, si arrampicherà come un animale dall’istinto naturale per riuscire a saltarne fuori cercando di non mollare mai la presa. E gli imprevisti sono tanti. Se penso a questo libro molto, molto, originale penso a sperimentare e a non mollare il colpo.
Complimenti all’autore, tra l’altro molto giovane se non sbaglio.
“Le volevo molto bene e, forse proprio per questo, mi ero convinto che fosse una donna bellissima , perché allora confondevo l’affetto con la bellezza, e mi pareva che, quando ci fosse stato l’uno, avrebbe per forza dovuto esserci anche l’altra”