Urban Apnea edizioni porta all’attenzione del pubblico italiano la piccola raccolta di racconti scritti da uno sbalorditivo talento letterario del Novecento: Nathanael West. Sebbene il suo nome sia sconosciuto ai più e non gli sia stato dato né in vita – brevissima tra le altre cose, perché fu vittima di un incidente stradale a soli trentasette anni quando, insieme alla moglie, si trovava alla guida del suo mezzo e, ad un incrocio, finì addosso ad una Pontiac (il giorno prima, destino beffardo, era morto il suo grande amico ed estimatore Francis Scott Fitzgerald) – né dopo la morte il giusto riconoscimento, la sua penna rimane incisiva nella storia della letteratura contemporanea.
In queste tre brevi storie West riversa il meglio del suo genio creativo, imbastendo impalcature al limite del grottesco, esagerando la psicosi dei suoi personaggi, dando smalto a figure altrimenti insignificanti nel tessuto sociale dell’epoca. I suoi protagonisti sono cialtroni che si fingono artisti in una Parigi affollata di caricature, e che si spingono fino al paradosso pur di convincere se stessi del proprio genio, oppure piccoli borghesi provinciali, la cui esistenza è confermata nella propria dignità solo dall’appartenenza ad un gruppo o casta, o ancora solitari, strambi impiegati che abitano monolocali senza ascensore, persi nel gran caos urbano di una New York degli anni ‘40.
“Un tipo […] a cui, a quanto pare, piacciono la musica e i quadri. In segreto un ubriacone che discute della vita con perfetti sconosciuti, uno che annoia perfino le puttane”
In West si coglie la poetica dell’esasperazione di fronte ad un Sogno americano che non si avvera, e che non si può avverare, allungato in una realtà che lascia scoperto il fianco alle delusioni della storia, da cui nascono personaggi memorabili, clamorosi perdenti capaci di trasmettere grande passione e romanticismo, vivide luci che sgorgano da una crudezza quotidiana proposta senza abbellimenti.
“Qui accadeva tutto come in un grande affresco. Il mio cuore e la mia mente erano stracolmi di un’immensa immagine infinita in cui un braccio candido offriva una spada proveniente dall’acqua, fanciulle inghirlandate danzavano nel bosco oscuro e un re morente dentro la sua armatura pregava per la sua virilità. E io sono dentro quello stesso affresco scuro, inginocchiato”
Spiace dover pensare a tutto quello che West, a causa della sua prematura e tragica fine, non ha potuto realizzare e di cui conseguentemente ha privato i posteri; rimane un fulgido esempio di come dovrebbe essere la letteratura: feroce e sublime.
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