Veniva da Mariupol – Natascha Wodin

Veniva da Mariupol è un’autobiografia, scritta con coraggio e grande capacità letteraria, che basa il suo centro sulla ricerca della madre della scrittrice, morta suicida quando lei era poco più che una bambina.

Tutto inizia col gioco di digitare il nome della madre su un motore di ricerca e le risposte arrivano immediate: la madre Evgenija apparteneva ad una piccola comunità greca che abitava in Ucraina, sulle sponde del Mare d’Azov, a Mariupol, appunto. Da questo primo indizio la scrittrice ne porterà alla luce mille altri che, incastrandosi proprio come in un giallo, le daranno la dimensione non solo di chi fosse questa donna scomparsa così presto che quasi non fece in tempo a chiamare mamma, ma aprirà anche un universo intero sulla sua famiglia, sulla zia Lidia, sui cugini, sui nonni materni, restituendole identità e storia.

Il romanzo non è solo un monologo autobiografico di ricerca, perché tra le pagine commoventi e puntigliosamente ricostruite, si dipana la nebbia che spesso affligge la situazione degli OST, gli schiavi dell’est che il nazismo rastrellava e spesso lasciava morire di fame e stenti durante i lavori forzati per la costruzione di qualche opera edile.

Oltre ad essere un’autobiografia coi tratti scorrevoli di un romanzo, Natasha Wodin riesce a ricostruire frammenti di storia, altrimenti dimenticati con naturalezza, e a farli suoi per presentarli al lettore che, giunto alla fine del libro lo avrà amato molto, per stile, storia e personaggi nonostante il tema difficile e oscuro.

“Nella sua vita un colpo di fortuna sarebbe fuori posto e rappresenterebbe l’ennesimo  tradimento verso chi si è lasciata alle spalle, i tanti che hanno subito il carcere e le persecuzioni in ucraina”