Diciamolo pure, ma senza paura, anzi con tutta la gioia che la lettura di un ottimo libro può regalare: “Cassandra” di Christa Wolf è un meraviglioso e complicato capolavoro letterario.
Conoscevo già la scrittrice essendomi da non molto cimentata nella lettura di “Medea”, lavoro parimenti pregevole, e le aspettative che avevo su quest’altra opera non sono state deluse.
La Wolf richiama dall’aldilà – o forse sarebbe meglio dire dall’Ade – uno dei personaggi più carismatici di tutta la mitologia greca, la sacerdotessa di Apollo, colei che aveva predetto la fine di Troia ai troiani e che non era stata presa in considerazione, neppure quando tentò di fermare l’ingresso del famoso cavallo di legno dentro le mura della città.
La Cassandra che ci rivela la Wolf è però molto diversa da quella che gli autori antichi e la stessa mitologia ci hanno abituati a conoscere.
Attraverso un unico monologo interiore, ci caliamo fin dal principio, infatti, nei panni della veggente e da lì non usciremo se non a libro concluso, la Wolf ci guida nel labirinto dei pensieri della protagonista.
Sebbene Cassandra sappia perfettamente che il suo è un mondo in cui le predizioni di altri sacerdoti altro non sono se non le trasmissioni dei voleri del potere centrale e che non ci si può opporre a tale gioco politico, tuttavia Ella, avendo il dono della veggenza, tenta con tutta se stessa di evitare la disfatta e la rovina totali della città in cui è nata – anche se, solo alla fine, quando si paleserà la minaccia che Achille possa entrare in Ilio, ella dirà di sentirsi veramente una troiana.
Cassandra assiste alla trasformazione non solo di Troia ma anche dei suoi cittadini e della sua stessa famiglia. Quando ormai si è già resa invisa a tutti, alla madre e allo stesso padre, perché con coraggio declama l’inutilità di una guerra condotta sulla base del nulla – venendo per questo arrestata – dell’antico splendore di Ilio, nulla è più rimasto.
La disfatta è totale, la memoria cancellata. Rimane lei con gli spettri evocati dai suoi ricordi, rimane lei che in questa storia ha conosciuto e amato Enea, lei che non parte con lui perché sa che il destino del troiano è quello di diventare un eroe, mentre il suo è quello di finire uccisa a Micene, dopo aver assistito all’assassinio di Agamennone.
Una Cassandra eroica, dunque, quella della Wolf che apre sentieri inesplorati sulla vicenda che si passò in quegli anni di assedio e distruzione a Troia. Incontriamo le amazzoni, conosciamo un Paride diverso da quello che ci aspettavamo, veniamo a conoscenza di segreti che ribaltano completamente il senso di quella guerra.
I personaggi della Wolf sono tutti più umani, Cassandra si pone in antitesi con gli usi del tempo, così come fa lo stesso Enea, che non è di certo il guerriero che si butta nella mischia per mietere vittime e ricoprirsi di armi e di gloria.
Un passo di mitologia tutto da scoprire, questa volta, però, sentendoci davvero come si deve essere sentita lei, la protagonista di questa storia scritta mirabilmente, Cassandra.
Un passo di mitologia tutto da scoprire, questa volta, però, sentendoci davvero come si deve essere sentita lei, la protagonista di questa storia scritta mirabilmente, Cassandra.
Sara Manfroni © Riproduzione riservata
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