Uomini e Troll – Selma Lagerlöf

Il mondo che si apre al lettore con la raccolta Uomini e troll della Lagerlöf è un mondo incantato, popolato di leggende e miti che si perdono negli anni e fin nei secoli. La Lagerlöf scrive nella seconda metà dell’Ottocento, ma l’universo a cui restituisce la vita, raccontandolo, probabilmente anche adattato al testo da qualche leggenda popolare che si tramandava alla sua epoca, è attualissimo. Gli esseri umani e gli elementi della natura non hanno mai smesso di farsi la guerra, solo che in questi racconti la natura ha il volto dei dispettosi troll o dei furbi folletti e mai manca una morale, non sono favole per bambini, c’è spietatezza, crudeltà, violenza e morte, ma anche premio e salvezza quando ci si comporta saggiamente.

Le leggende popolari sono così belle perché misteriose e incantatrici, rivelatrici di un mondo nascosto che brilla sotto ai piedi dell’uomo, tra gli alberi, nelle rocce, nelle scintille del focolare, nelle sue stesse case e che lo tiene d’occhio, anzi partecipa ed è responsabile della sua fortuna o sfortuna, e Iperborea ne raccoglie di belle, con finali inaspettati, come quando ad una madre umana rubano il figlio neonato e lo sostituiscono con un piccolo di troll.

Le leggende, le storie di una volta, hanno sempre qualcosa da insegnare, anche se le creature magiche non combaciano a tutte le latitudini, sempre in quella direzione vanno: se ti inquieto è per un buon motivo, sii saggio e le cose andranno bene.

Con il suo linguaggio semplice ed incisivo la Lagerlöf costruisce un mondo intero, fatto da favole un po’ oscure.

 

“Si guardò intorno con occhi irrequieti. Era successo qualcosa mentre lui era chino sulla sepoltura? Si stavano risvegliando i morti? Si sentiva distintamente un mormorio passare di tomba in tomba. Si intravedeva qualcosa di bianco nell’ombra scura sotto gli alberi. Erano i morti accalcati a folti gruppi. Erano sempre stati lì”