Le storie raccolte in Efemeridi, scritte da Cesare Catà, sono storie scintillanti, che brillano di una luce speciale che le rende uniche, mortali ed eterne come stelle comete: ventisette squarci aperti nelle vite di altrettanti grandi scrittori.
L’azzeccatissima apertura del libro è lo stupendo e memorabile explicit di the Hours, in cui una Virginia Woolf prossima all’abbandono spiega che le ore sono tutto quello che rimane, tutto quello che, attraverso la scrittura, può essere salvato di una realtà che va guardata in faccia, sempre.
I ritratti che Cesare Catà offre di scrittori come Yeats, Leopardi, Pasolini, Sylvia Plath, la stessa Woolf, Rimbaud, Kafka, Hesse, Kerouac e altri, sono istanti essenziali delle loro vite, ritraggono il momento in cui qualcosa di irriducibile è piombato sulle loro esistenze, cambiandole per sempre, costringendoli ad un confronto improrogabile e fatale con la realtà.
La capacità di ricreare un’atmosfera, uno stato mentale, un sentimento, un modo di parlare, di essere, di scrivere o di pensare è spiccatamente artistica in Catà che, camaleonticamente, diventa tutti gli scrittori che interpreta.
Così, genialmente ricreati dalla penna di Catà, l’acqua del fiume irrompe convulsa dai sogni di Vita, l’amica di Virginia Woolf, Hermann Hesse si mette a nudo, spogliandosi tra le righe del futuro diario di una ragazzina che medita il suicidio, Giacomo Leopardi a tredici anni è il più grande sterminatore di draghi dell’universo, Keats muore d’amore ad anni di distanza dalla donna della sua vita, Yeats, si perde nel sogno magico di una gatta inseguendo la voce delle fate e Sylvia Plath ci consegna i suoi ultimi pensieri, le sue ultime premure di madre, solo un sussurro prima delle sabbie mobili.
“Perché, se un’immagine possiamo costruirci del Paradiso, qui nell’Inferno che attraversiamo vivendo, questa non può essere che quella di noi intenti a leggere bei libri, per sempre, definitivamente”
Non c’è mai una caduta, mai una banalità, mai un ritratto che assomigli, anche solo per stile, ad un altro. Efemeridi raccoglie ventisette voci nel buio, ventisette echi da lontano, ventisette immagini che durano lo spazio di un istante e che continuano a proiettarsi sulla retina del lettore, come un ricordo indelebile, i cui contorni sfumano leggermente, leggermente si spostano, appena appena sbordano e a noi sembra di aver occhieggiato dalla fessura di una porta che non era stata mai aperta, di aver avuto il privilegio di guardare su un universo prima celato: quello di un’umanità spesso ricoperta dalla fama e dalla gloria e mai messa davvero a nudo.
Le ventisette luci di efemeridi vengono dal passato, portano con sé le affascinanti storie di scrittori che vogliono dirci che cosa sono state, ad un certo punto – anche per loro – le ore.
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