Quando tra le mani si ha un bel libro lo si capisce subito e Paradise Road di Pietro De Angelis conferma questa regola fin dalle prime pagine.
La storia si apre con un fatto importante che cattura immediatamente l’attenzione del lettore: a Paradise Road, nella periferia di Londra, in una sola notte, il 15 gennaio 1874, morirono contemporaneamente dodici persone senza che nessuno potesse stabilirne le cause.
Soltanto a distanza di dieci anni dalla tragedia un misterioso personaggio che si rivelerà essere anche il narratore di questa storia, confessa di essere l’unico a sapere cosa accadde per davvero quella notte e di volerlo raccontare al più presto, prima che qualcuno faccia calare il buio anche sulle sue memorie.
Fin dall’inizio del libro, perciò, due cose vengono rivelate: la prima è che a Paradise Road ebbe luogo un omicidio di massa e la seconda è il nome dell’assassino, Lionel Morpher.
Morpher era il privilegiato assistente del Direttore dell’Ufficio Brevetti; sposato ad una moglie aggraziata e dignitosa, aveva una carriera ben impostata ed un progetto da portare avanti con grande determinazione:
“Questa storia, la storia di come Lionel Morpher divenne un assassino, comincia dunque qui.
Il 12 settembre 1974, un lunedì, il giorno in cui Lionel Morpher accettò una promozione di lavoro e decise suo malgrado di passare dal punto cinque al punto sei della sua vita.
Da marito a padre.
Il giorno in cui decise di avere un figlio”
Pietro De Angelis si muove all’interno della letteratura del mistero con un’abilità che non ha nulla da invidiare a Edgar Allan Poe o a Robert Louis Stevenson.
Le atmosfere che ricrea sono fedelissime al periodo storico e al genere – cupe, minacciose, brulicanti di personaggi dalla dubbia moralità, infestate dall’ipocrisia e dal bigottismo – e calano perfettamente il lettore nella storia.
Alternando parti in prosa a parti epistolari, intrecciando la voce di Lionel a quella di sua moglie Alphonsine, De Angelis fa intravedere il fondo scuro della verità che si cela sotto le torbide acque del perbenismo vittoriano, così merlettato, così impostato, condizione perfetta in cui concepire e allevare terribili segreti.
Niente è dunque come sembra, l’essere umano si è spinto ormai oltre le sue possibilità, ha valicato i confini impostigli dalla scienza acquisendo nuove competenze e trasformandole in formidabili invenzioni.
Anche Lionel oltrepasserà il limite del lecito e nonostante i suoi innumerevoli segreti, non sarà il solo a riservare al lettore delle grosse sorprese.
La storia, tutta da scoprire, attira a sé e rapisce completamente: i colpi di scena e i misteri da svelare sono dietro ad ogni pagina, i più controversi sentimenti umani vengono sviscerati e raccontati attraverso una scrittura superba ed ammaliante.
Tra le pagine di questo libro straordinario ho rivisto la Shelley, Poe, Stevenson, Stoker, ho camminato per le strade di Londra schiacciata dalla strana sensazione di essere spiata; mi sono sentita costantemente in pericolo.
L’affascinante clima di turbamento della letteratura di fine Ottocento è sicuramente ricreato, anzi, potenziato.
Per concludere e senza esagerare, Paradise Road è un capolavoro in cui buttarsi a capofitto e da grandi altezze: una storia d’amore e morte come non se ne scrivevano più da oltre un secolo e mezzo!
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