Era una città – Thomas B. Reverdy

Detroit, 2008. La città sta scomparendo, mangiata dalla crisi, erosa dalla povertà e dall’abbandono. Edifici diroccati si ergono come scheletriche cattedrali in quello che rimane del centro cittadino, in periferia le villette ancora abitate sono sempre di meno e si alternano ai resti carbonizzati di quelle date alle fiamme per riscuoterci sopra almeno un’assicurazione. Il livello di degrado ha raggiunto i suoi massimi livelli, tuttavia Detroit non è una città completamente disabitata. 
Qualcuno è rimasto a viverci, o meglio, a sopravviverci: ad esempio l’ingegnere automobilistico Eugène, fresco di trasferimento aziendale, oppure Charlie, un ragazzino dalle idee molto chiare che lotta per ritagliarsi uno spazio in un mondo fatto di nulla e baby gang o, ancora, l’ispettore Brown, a cui tocca affrontare con le sue sole forze una caterva di casi irrisolti che riguardano per la maggior parte dei bambini scomparsi. 

“Allora il pifferaio magico attacca con un’altra melodia e se ne va altrove, seguito da tutti i bambini della città, incantati dalla sua musica. È la sua vendetta”

In mezzo a questo labirinto fatto di muri senza più mattoni, di lamiere accartocciate, di cocci di vetro e di mobili sfondati, si insinua più di un pericolo: uno dei rischi più concreti è senza dubbio la possibilità di perdere la propria salute mentale, ma c’è dell’altro perché, improvvisamente, anche Charlie sparisce. 
Da questo momento in poi la storia prenderà più decisamente le pieghe del noir con atmosfere e personaggi perfettamente inquadrati nel genere e una scrittura pulita e incisiva.
Oltre ad essere un romanzo avvincente, questo di Reverdy è anche un testo scritto meravigliosamente bene, intriso di poesia e di immagini che sanno riflettere l’animo umano.

“Poi si sedette sul bordo del letto e lui si spostò per farle posto, senza aprire gli occhi, come se tra le persone che si amano fosse naturale farsi posto nel sonno”

Il mistero da risolvere non è allora solo quello che riguarda la scomparsa di Charlie, ma anche di come Eugène, Brown e gli altri personaggi che popolano il romanzo possano resistere – ognuno a suo modo – in un mondo che, anziché offrirle, le prospettive le toglie.
Ciascuno di loro troverà le forze per farlo, a riprova del fatto che l’essere umano ha spesso risorse insospettabili.
Un’attuale storia di lotta, di resistenza alle difficoltà, di adattamento allo sfacelo per trasformarlo in qualcosa che possa diventare un obiettivo, una speranza di vita o la vita stessa, perché, alla fine, più che di calcestruzzo e legno, una città è fatta soprattutto dalle anime di chi decide di viverci dentro.