Grandi Momenti – Franz Krauspenhaar

Il protagonista di questo romanzo è Franco Scelsit, cardiopatico scrittore di successo che, da quando si è piegato alle dinamiche commerciali di questo “mondo di dadi Knorr” scrivendo bestsellers “da autogrill”, è riuscito ad affermarsi anche economicamente.
Franco vive in casa con una madre stralunata che porta le trecce come una bambola e che spesso si lascia andare a esposizioni decisamente volgari e con un cinico e artistico fratello che ancora non si mantiene da solo e non smette di consigliare psicoterapie.
Da quando ha avuto l’infarto, Franco deve confrontarsi con l’ineluttabilità della malattia, sa benissimo che non potrà batterla, ma in palestra a fare cardio-fitness ci va lo stesso.
Solo che poi si scola intere lattine di birra e porta il suo livore a spasso per le autostrade, di notte, su una Jaguar, a 240 chilometri all’ora.
La sua vita è infestata dai fantasmi del padre, scomparso diversi anni prima, e di un compagno cardiopatico. 
Mentre viaggia Franco vede gli spettri tagliargli la strada, galleggiare nei navigli, o parlargli dalla radio della macchina, mentre è in giro non può fare a meno di guardare le donne ed esprimere pensieri sessualmente violenti.
Franco si sposta molto e ha una donna quasi in ogni città, anche se poi non riesce a stare mai con nessuna. 
La storia corre ad una velocità furibonda, è come essere in sella ad una pantera, il rischio è palpabile e  inarrestabile. 
Sincero e brutale, talvolta al limite del trash, a me il personaggio di Franco ricorda un po’ l’Hank di Bukowski, la sua anima traspare ovunque, nonostante la strafottenza delle parole, nonostante l’incomprensibilità dei gesti.

“Perchè l’amore, laddove esiste, è una cosa seria. E io sono un clown senza più voglia di ridere”

Franco ha paura e ci porta con sé dentro all’abisso, viaggio dopo viaggio, allucinazione dopo allucinazione, romanzo dopo romanzo, ci avvicina sempre di più alla fine, sparandoci cannonate di rabbia.

“La scarsità di serotonina e l’eccedenza nell’uso delle benzodiazepine mi avevano portato ad un passo dalla follia. La depressione è come una corazza di dolore, talvolta. Altre volte, è il contrario. Ti fa vibrare l’interno della pelle per venti gelidi, fino a ucciderti”

Io questo romanzo l’ho mangiato, strappato a morsi come si fa con una bistecca al sangue, ed è stato selvaggio, dissennato e formidabile.