Overlove – Alessandra Minervini

Overlove racconta l’eccesso, il superamento, la bruciatura di quel confine entro cui si può continuare ad amare normalmente. Per Anna e Carmine, che si amano così insopportabilmente tanto, le cose non possono più andare avanti nello stesso modo e Anna stronca il loro rapporto, schietta, dura e precisa, come un chirurgo che sa esattamente dove deve tagliare per poter sopravvivere.
Alessandra Minervini con  questo romanzo si addentra nel tema della passione e del sentimento estremi entrandovi da un accesso invisibile, capovolgendo i suoi stessi personaggi perché trovino una consapevolezza nelle sottrazione, nella privazione di un amore che fino ad allora aveva dato loro ragione d’esistere.
La storia si snoda, tortuosa, tra i magnifici paesaggi pugliesi: la cava di bauxite dove Carmine, cantante di un certo successo, tiene i suoi concerti o il cimitero rurale dove anche la morte di un animale selvatico viene ricoperta di pietas.
Poi ci sono altri luoghi, quelli lunari che fanno da sfondo alle ossessioni, alle ruminazioni mentali, agli slanci di Anna e Carmine: due pianeti autonomi, lontani, lui sposato con una figlia, incline al male di vivere, alla noia, lei amante consapevole, perennemente colpevole di uno sbaglio voluto eppure determinata a lavar via l’onta che il padre, surreale morto suicida, ha lasciato nei tanti debiti.
Addentrandosi nella storia si perde di vista una strada: a guidare i personaggi che popolano il romanzo sono l’istinto, la follia, la psicosi che si impossessa di membra, cuore e cervello.
La penna della Minervini segue l’andamento emotivo dei suoi personaggi, scomposto, frammentato, improvviso, altre volte più concentrato e lento, e l’effetto che crea è vitale, perché ogni cosa si origina da un caos iniziale e poi accade, diventa, è necessaria:

“La natura è perfetta. La natura è crudele”

Senza più un riparo Anna e Carmine sono ripresi nelle loro instabilità: quasi psicolabili, punti deboli l’una dell’altro, proprio da tutta questa fragilità si tirano in piedi, da soli, in una sorta di romanticismo contemporaneo, destrutturato, bagnato di pioggia e corroso dal vento del deserto, e dunque così crudamente vero.

“Sembrava matta ma era solo felice. La felicità deriva da una mancanza. Se non ti manca mai niente, non sei mai felice”