Nickolas Butler è uno che sa scrivere e che quando si mette a scrivere romanzi ne costruisce di belli solidi. Il cuore degli uomini è un bel romanzo robusto, che inizia nell’America degli anni 60 e prende tre generazioni di uomini.
Siamo molto lontani dalle note orecchiabili metà rock e metà da ballata a cui Butler ci aveva abituati in Shotgun Lovesongs, infatti, questo suo ultimo è un romanzo spietato, che rivela un mondo intriso di cattiveria, i cui protagonisti sono uomini duri che devono confrontarsi con un’insanabile mancanza di morale e principi, con un’ipocrisia che impera ovunque, perfino in quei posti dove si dovrebbe imparare ad essere ottimi esseri umani.
Estate 1962, al campo scout Chippewa, nel Wisconsin – le ambientazioni, come sempre, sono vertiginose, la natura selvaggia e incontaminata della foresta che Butler sa descrivere così bene avvolge ogni cosa -, Nelson riveste il ruolo di trombettiere, ma non ha neanche un amico; è uno degli elementi più in gamba, ma non è capace di conquistarsi l’amicizia e il rispetto di nessuno dei suoi coetanei, è troppo timido, troppo leale, troppo buono e, proprio quell’estate, imparerà una delle lezioni più dure di tutta la sua vita che lo cambieranno per sempre precipitandolo violentemente in una dimensione adulta in cui i sentimenti dovranno necessariamente giocare un ruolo differente.
Su questo evento – Nelson, tradito dai suoi compagni, pagherà per tutta la truppa lo scotto di una scommessa persa – Butler innesta la trama del suo romanzo e i suoi personaggi incentrano la loro vita sulla lotta, sul solo modo possibile per sopravvivere a tanta ostilità. L’unico amico che Nelson abbia mai avuto è Jonathan, forse non perfetto e limpidissimo, ma costante e, con la sua presenza, riesce ad andare oltre la guerra del Vietnam, oltre le difficoltà della vita, oltre tutto, perché, davvero oltre tutto, l’uno ci sarà sempre per l’altro.
Come ama fare, Butler, divide il romanzo in capitoli narrati a turno dai suoi personaggi. Questi capitoli sono anche divisi in fasi temporali, e il meccanismo adottato è perfetto perché dà esattamente la percezione delle porzioni di tempo che passano.
Anche lo stile narrativo si adegua allo scorrere del tempo e, una novità che mi ha piacevolmente colpito nell’ultima parte del libro, ambientata ai giorni nostri, è che Rachel e il figlio – protagonisti dei capitoli finali della storia – comunicano tramite SMS e il lettore ha la possibilità di leggerli direttamente sulla pagina.
Quando ho chiuso il libro sono rimasta un po’ a pensare a quanta durezza e verità Butler vi avesse racchiuso dentro. Lontano dalla possibilità di redenzione che il precedente romanzo di Butler lasciava al lettore, in Il cuore degli uomini, non c’è spazio per il sogno, la ballata ha lasciato il posto al suono lucido e squillante della tromba militare di un campo scout, discostandosi tantissimo dall’atmosfera quasi surreale del tramonto del Wisconsin, qui il richiamo alla realtà è sorprendentemente rapido e risoluto, la natura è la stessa, ma adesso porge la sua faccia più ruvida. Gli uomini che si muovono su questa terra non sono tutti degli eroi, ma chi decide di andare avanti con onestà e seguendo il cuore sicuramente lo è e tiene accesa la lanterna della speranza.
Questa che racconta Butler è una storia nuda e cruda, senza quella retorica o quel sentimentalismo che la guasterebbero, è ustionante, come l’attrito del legno quando lo si strofina tra le dita per accendere un fuoco… e poi divampa.
“Ho conosciuto codardi e ho conosciuto eroi. Gli eroi venivano sempre guidati dal cuore; i codardi dal cervello. Non dimenticarlo. Gli eroi non fanno calcoli e non ponderano. Fanno quello che è giusto”

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