Il titolo di un libro può chiamare fin da subito il lettore, un po’ come il canto delle sirene, ipnotico, seducente, trascinante… e perché non dovrebbe? Soprattutto se, differentemente da quello che accadde alla ciurma del prode eroe omerico, il romanzo avvera pienamente tutte le promesse di quel canto maliardo.
Jenny Eclair, difatti, scrive un bellissimo libro, dall’inizio alla fine, una specie di Titanic dei ricordi, solo che qui, al posto del transatlantico, a naufragare c’è una vecchia magione vittoriana che, per necessità impellenti, viene messa in vendita da Edwina, la sua anziana proprietaria.
Edwina è una donnina apparentemente svampita, che scivola continuamente dal piano della realtà al piano del ricordo, eppure è anche decisamente in grado di ricreare, partendo da un ghirigoro sul muro, da un oggetto sbeccato, da una parola scritta su una vecchia lettera, tutto il mondo sommerso delle sue memorie.
La casa di Kennington Road è piena di cose, di ricordi, e delle tracce delle persone che vi hanno abitato. Edwina è la sola che può rievocarle. Questo non vuol dire, però, che sia la più giovane ad aver occupato quelle stanze, anzi, fu proprio lei col suo primo marito, Ollie, a comprare quella casa, molti anni prima, quando entrambi erano solo due giovani artisti appena usciti dall’Accademia di belle arti di Londra.
In quella casa accaddero molte cose, alcune belle, altre molto meno ma, nel ricordare che la vita altro non è se non una di quelle palle di vetro con la neve finta dentro che se la capovolgi non si vede più il paesaggio in miniatura che contiene, Edwina rende drammaticamente chiari la sua straordinarietà e lo stupore di fronte a ciò che è necessariamente impossibile conoscere di essa.
“La palla di neve è antica, forse degli anni Trenta, un pesante globo di vetro su una base di ceramica. Dentro, una minuscola Torre Eiffel. Scuote la palla e un turbinio di neve nasconde la Torre; pochi secondi e torna la calma. Come nella vita, pensa Edwina: quando le cose sono calme, quando tutto è sistemato e il futuro sembra chiaro, proprio allora arriva la tormenta che ti acceca e ti spazza via. «Mai una volta che sia riuscita a vedere quello che stava arrivando»
Gli attimi e le immagini della storia della famiglia di Edwina si riversano sulla pagina ogni volta che l’agente immobiliare incaricato da Edwina le chiede qualcosa su un oggetto o una stanza: ecco allora che una strana magia inizia a sprigionarsi, come se una lampada magica fosse appena stata strofinata.
Jenny Eclair è bravissima a costruire e a conservare una narrazione eccitante perché crea delle finestre dietro cui trovare sempre una sorpresa e le semina nei punti giusti del libro.
Ci sono dei segreti da scoprire, ci sono delle persone scomparse, bisogna capire perché e, un poco per volta, senza sprecare un solo istante di trama, la Eclair ci accompagna al capolinea, e commuove, dopo aver emozionato e affascinato perché, questa scrittrice che è anche una delle più importanti attrici inglesi, scrive veramente come una dea.
Edwina non è la sola narratrice che incontriamo. Il libro infatti, si divide in tre parti e la seconda e la terza parte sono raccontate attraverso le parole di altri due personaggi. Ulteriore prova di abilità narrativa della Eclair che si cala con scioltezza e disinvoltura nelle vesti di altri due soggetti movimentando la struttura del romanzo, e chiarendo una volta per tutte che la storia, per come viene raccontata, molto spesso è una questione di punti di vista.
Le stanze dei ricordi è, a prescindere dall’evocativo titolo che porta, un libro indimenticabile che si legge volentieri, che scivola via come il ricordo di un momento felice, è un viaggio a ritroso nel tempo e il solo mezzo su cui serve salire è il pavimento usurato di una vecchia casa londinese; come carburante basterà prendere per mano un’anziana signora dal passato tempestoso e ascoltare la sua voce… una stanza alla volta, un oggetto alla volta, un battito del cuore alla volta.
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