Iniziare dalla tomba, scavare idealmente nella terra nuda, attraversarne gli strati e sopportare il contatto con la viscida consistenza dei vermi che la abitano, giungere alla cieca al corpo in decomposizione – saranno i piedi, la testa o le braccia? – brulicante di larve, gonfio di morte, svuotato dell’anima. Domandarsi se esista ancora un’anima di cui parlare.
Comincia così l’oscuro romanzo di Natalia Garcia Freire, QUESTO MONDO NON CI APPARTIENE, pubblicato da Sur edizioni: incalzando su un concetto sotterraneo di vita che ci disgusta e con cui, proprio per questo, non vogliamo avere a che fare.
Lucas è un ragazzino controverso, segnato dalla magrezza della miseria, ridotto – da erede di una tenuta nelle foreste dell’Ecuador – ad accattone presso la sua stessa casa.
Macilento, torna dopo anni nella magione ormai in rovina del padre, morto di una morte violenta e meritata.
La casa profanata da due estranei ributtanti, le care balìe ridotte a spettri, la loro carne infestata, le coscienze azzerate, ridotte nel migliore dei casi a un flebile lamento nostalgico e nel peggiore ad una cattiveria velenosa, tanto spietata quanto inutile.
Lucas torna a casa come un Ulisse sghembo, prossimo alla pazzia eppure ancora lucidissimo.
Sa che non c’è più nulla che si possa salvare, neppure i lari sono stati risparmiati: costretti a vagare sulla terra, li vediamo decomporsi sotto i nostri occhi.
La sola sovrastruttura individuabile è quella frammentata e infinitesimale degli insetti, particelle in cui l’intero universo si scompone e si ricompone secondo un ordine geometrico che non codifichiamo.
L’abitudine alla vita si trasforma passando attraverso la carne marcia, la pelle morta e i liquidi che sgorgano dal corpo al posto delle parole.
Il mondo grida la più terribile delle punizioni, la negazione del nostos, la dannazione eterna, sublimando nella vendetta di un eroe macabro, senza più patria, senza più madre né padre, idealmente sposato a un ragno che veglia e divora e ci riassume tutti nell’invisibile trama della sua tela.
«C’è un tempo per ogni cosa, padre. E tutto ciò che si desidera sotto il cielo o su una ragnatela ha la sua ora»

Devi accedere per postare un commento.