CONSOLAZIONE di Michele Orti Manara è una favola dark costruita a regola d’arte e, come tutte le favole, anche questa è ambientata in un luogo immaginario, il paesino di Roccasa, una comunità di poche anime nata e cresciuta alle pendici di un sinistro monte che tutto sovrasta.
Da Roccasa sembra che nessuno possa scappare, così come nessuno può entrarci senza incappare in incidenti a dir poco spiacevoli.
Il parroco Antonio si è gettato dal campanile e pare che un automobilista, sconfinando con l’auto in quel territorio maledetto, abbia trovato una morte orribile.
Tutto è relativo a Roccasa, pure il tempo che pare cristallizzato in un andirivieni di presente e passato, travasato, come un potere segreto – il dono della consolazione – che si tramanda di madre in figlia e che lenisce le sofferenze delle donne della comunità.
Al calar del sole, infatti, qualcosa di bestiale prende il sopravvento e si impossessa degli uomini di Roccasa, trasformandoli in un grave rischio per le loro mogli, le loro figlie, le loro madri.
La storia della “consolazione” e delle sue ancestrali e misteriose origini, legate a un avvenimento che letteralmente affonda le proprie radici in un passato lontanissimo eppure continuo, si dispiega attraverso i solidi personaggi che Orti Manara ci regala: Teresa, Nives, Dora. Tre donne diverse per incarnare le più profonde e inquietanti sfaccettature di una femminilità messa all’angolo, sacrificata.
Universi che si muovono indipendenti, del tutto estranei a un mondo maschile irrecuperabile e violento, che finisce per sconcertare anche il lettore più saldo.
L’orrore ha una genesi complessa, che mai può essere sintetizzata. In quest’ottica la possibilità stessa della salvezza può chiedere a chi la invoca un prezzo inaccettabile.
Orti Manara non ne fa mistero e ci costruisce intorno una storia, nera e perfetta, che a tratti ricorda l’iconico Rodriguez di Dal tramonto all’alba o le atmosfere gotiche e sospese del miglior Guillermo del Toro.

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