Le luci della terra – Gina Berriault

A guardarla dall’alto la Terra assomiglia ad una distesa di luci che illuminano una notte spaziale, una distesa scura e pensosa a cui fanno da contrappunto le tante esistenze che si soffermano dietro le finestre per cercare di contenerla.

Gina Berriault, scrittrice di grazia infinita, prende una di quelle esistenze e ce la offre – colpita e scolpita da intensità luminose diverse – in accordo col tempo che la travolge, in sincronia con le solitudini e gli abissi emotivi in cui affonda.

Lei è Ilona, e noi sappiamo che per mantenersi scrive, eppure la scrittura come mestiere resta un’intuizione, un’idea che lavora in sottofondo per collegare tra loro i vari personaggi, tutti esponenti di una prestigiosa comunità letteraria americana. Più o meno a suo agio in questo contesto cervellotico, Ilona subisce l’abbandono dell’uomo che ama, un abbandono che torna a ferirla come fanno le bugie quando si trasformano in maree – “certe bugie, come le maree, ti sospingono in una verità pericolosa”. Un amore che la offende, simulando una dedizione che non esiste, e che poi la scarica sotto ai neon di una stazione ferroviaria.

Quante luci e quante ombre ci sono tra queste pagine, che poi sono la più pura e vertiginosa rappresentazione dell’arte scrittoria della Berriault, tutta tesa alla verticalità! Quante invisibilità che diventano, nella luce azzurra del crepuscolo, improvvisamente chiare, comprensive di tutte le latitudini della solitudine: una figlia lontanissima, un fratello perduto, un amante indegno.

Ed è così che, imbrigliata dalla parola, la luce ci accompagna e diventa prepotentemente significativa, vicina all’anima che incarna – senza mai comprenderlo – il mistero della vita e che però lo intuisce, nello scintillio metallico della montagna che si contrappone, solida, all’intimo e incessante tramestio della baia, dentro alla verde opacità di un globo appeso in un cortile, unica fonte di luce notturna, sotto il bagliore delle stelle, che muore nel calore del vento estivo.

Tutta questa intensità che la Berriault – abilissima scrittrice di racconti – sceglie di mostrarci, lascia attoniti e allo stesso tempo appare così chiara, ovvia e onesta da non poterla più evitare.

Allora le guardiamo per quello che sono davvero, le nostre certezze e le nostre incertezze, luci, e ombre che a modo loro mettono in luce, e ammettiamo la fragilità, nostra e altrui, e la teniamo in conto, come la promessa della notte che succede al tramonto.