HARD CASH VALLEY – Brian Panowich

Non delude le aspettative del lettore che gli è affezionato dai tempi roventi di Bull Mountain, e con un altro romanzo iper adrenalinico, Brian Panowich mette a segno una storia bollente, che incalza e spaventa per efficacia e brutale realismo – spinto in alcune magistrali scene ai livelli pulp di un Tarantino – e che allo stesso tempo frastorna per lo stacco emotivo profondo che caratterizza i personaggi di Hard Cash Valley.

L’ambientazione è un caro ritorno, siamo in Georgia, ai piedi di quella Bull Mountain che era entrata di prepotenza nel nostro immaginario di lettori, inserendosi come terra esplosiva, infida, al di sopra di ogni legge umana e forse anche divina, un ambiente su cui l’uomo comune non ha presa e che ha condizionato profondamente chi lo abita, consegnandogli le sole chiavi d’accesso ad una comunità circoscritta e minacciosa.

Su questo terreno instabile e mentalmente stimolante, Panowich colloca uno dei suoi personaggi più umani, il detective Kirby, cavaliere solitario, svincolato dalla vita a causa di un passato drammatico che lo segue inesorabile, così come il senso di colpa per non essere riuscito a salvare la moglie. Da questo detective sgangherato non ci aspetteremmo chissà cosa, e lui stesso sembra condividere le nostre impressioni, almeno fino a quando non viene chiamato a investigare su un caso che scotta: un criminale da quattro soldi è stato ritrovato massacrato nella stanza di un motel, pare che avesse sbancato la cassa del più grande evento di scommesse sui galli del paese, riuscendo in un’impresa statisticamente impossibile. Il movente è fin da subito chiaro: appropriarsi di quella montagna di soldi. Chiunque abbia massacrato quel ragazzo punta al denaro, ed evidentemente non ha ancora trovato quel che cerca. Si innesca così, nel giro di poche, durissime pagine – non vi dico come viene ritrovato il corpo dello sfortunato, sprovveduto scommettitore – una serrata e corale caccia all’uomo, condotta senza nessuna pietà.

Da questo groviglio narrativo nascono situazioni e personaggi memorabili, perché Panowich utilizza lo spazio di riposo tra un colpo di scena e un altro per approfondire un’umanità sincera, anche nella sua crudeltà, anche nel difetto, insistendo anzi sulle fragilità, senza giudicarle, presentandocele come inevitabili, chiudendoci ogni via di fuga: Hard Cash Valley va affrontata, a qualunque costo.

E però il prezzo che paghiamo per Bull Mountain e quel che le gira intorno è più che meritato perché mai per un solo istante abbiamo desiderato scendere dalla giostra su cui siamo saliti, con una certa, giusta dose di aspettativa e la promessa, mantenuta, che non sarebbe stata tradita.