Questa tempesta – James Ellroy

Con Questa tempesta Ellroy mette a segno il secondo atto di quella che è la seconda tetralogia di Los AngelesPerfidia è il primo capitolo – preceduta dalla prima, costituita da Dalia Nera, Il grande nulla, L.A. Confidential e White Jazz. L’opera che si prefigge Ellroy è mastodontica: complessivamente, tra le tetralogie di Los Angeles e la trilogia americana, di cui fan parte American Tabloid, Sei pezzi da mille e Il sangue è randagio, il periodo preso in considerazione, e così fittamente raccontato, dura trent’anni e spazia dal 1941 al 1976.

Di questa scrittura nervosa, nevrotica, febbricitante ed eccitata, Ellroy non ci risparmia nulla e, fin dalle prime righe, l’acceleratore è premuto al massimo. La quantità di informazioni e personaggi da cui si viene investiti è enorme, strabordante, il fraseggio sincopato martella, e non si ha il tempo di assimilare la storia. Tentare un tradizionale approccio di lettura con questo imponente lavoro è poco strategico, si rivela vincente, invece, l’accettazione della frenesia scrittoria che, dopo le prime duecento pagine produce una comprensione osmotica, non solo dei protagonisti che sono davvero molti, ma anche dei mille dettagli che compongono il denso intrico della trama e delle atmosfere, seducenti, noir, nebulose.

Tutto inizia la notte di Capodanno del 1941, un appostamento andato male, la scoperta fortuita di un cadavere carbonizzato riconducibile ad un incendio di dieci anni prima e ad una rapina che fece clamore perché mai risolta, e la misteriosa uccisione di due agenti in un locale di dubbia reputazione, offrono il fianco al torbido racconto di quasi quattro mesi dentro alle pieghe più nascoste di un’America che, pur propagandando rettitudine e giustizia – in aperto contrasto con nazismo e comunismo – è inquinata e marcia fino al midollo. La cupidigia muove gli ingranaggi della storia, non solo di questa che Ellroy imbastisce in una mescolanza perfetta di figure inventate e comparse reali (Orson Welles avrà un ruolo di spicco), ma di quella dell’uomo tutta. A banchettare tra omicidi efferati, alleanze immorali, racket di clandestini, partite di droga, festini esclusivi, sono detective con un lungo pelo sullo stomaco, capi della polizia corrotti, sergenti doppiogiochisti e bellissime donne, anch’esse contaminate.

La raffinatezza della trama è indubbia, sebbene sia così complessa da perdersi nei particolari; i dialoghi ustionanti aprono spiragli di luce nella matassa dei fatti e delle annotazioni, i ritratti femminili dominano la scena, offrendo le spalle ad una preda sempre desiderosa di essere sedotta. Questa tempesta, che trae il suo titolo da un verso di Auden, è il vorticoso affresco di una società famelica e ululante, dominata dai propri fantasmi, spinta al limite dalla ricerca di un potere che, come sempre, se gestito male, stritola sotto le sue ruote chiunque lo maneggi.

 

La guerra.

La pioggia.

L’oro.

Los Angeles e il Messico, La Quinta Colonna.

Non morirò finché potrò vivere questa storia.