Il mistero di Evita – Giovanni De Plato

È Maria Eva Duarte de Perón, universalmente conosciuta come Evita, a raccontarsi in questo romanzo di Giovanni De Plato – saggista, giornalista e psichiatra – nella forma del monologo immaginario a cui si alternano, concitate, le voci di altri due grandi protagonisti, seppur indiretti, della sua storia: Il colonnello Juan Domingo Perón e il sindacalista Carlos Maiorino.

Il mistero attorno a cui l’autore ricostruisce le vicende della straordinaria – e straordinariamente sfortunata – Evita riguarda l’intervento chirurgico di lobotomia a cui, nel 1952, sarebbe stata sottoposta in gran segreto. Se i promotori di quella barbara manovra restano sconosciuti – le cartelle cliniche di Maria Eva sparirono – l’articolo del 2015 a firma Daniel E. Nijensohn, sulla rivista scientifica nordamericana “Neurosurgical Focus“, attribuisce ad un’equipe americana la sua esecuzione materiale, ed al presidente Perón una responsabilità morale. Una possibilità paralizzante perché sottintende il tradimento più orribile, perpetrato ai danni di una donna che per grandiosità ed eccellenza era arrivata a far paura a molti. Evita incarnava gli ideali di eguaglianza e giustizia del popolo a cui apparteneva, una massa proletaria di operai e braccianti sfruttata fino allo stremo da quella oligarchia latifondista che insieme a Chiesa e milizia teneva le redini del potere. Lei stessa era il prodotto di quell’esistenza fatta di miserie, figlia illegittima di un ricco allevatore di bestiame venne abbandonata dal padre che era ancora una bambina, insieme alla madre e ai quattro fratelli. Del resto, era questo che si chiedeva ad una donna: che lavorasse indefessa e che soddisfacesse sessualmente l’uomo. E invece Evita, in aperto contrasto, sfiderà apertamente quel sistema aberrante e nel 1947 otterrà il diritto al suffragio femminile. Schierata dalla parte dei sindacati – avrà occasione di conoscere uno dei suoi maggiori rappresentanti, Carlos Maiorino, che per lei si espose senza remore e che sempre per lei e la loro causa, infine, morì – non conosceva ambiguità né diplomazia, cristallina e forte di un impeto che la annoverava tra le schiere del bene, rispondeva solo al popolo.

Che fosse una santa in molti lo sostennero, le folle la acclamavano come una divinità e, se è vero che Evita stava dalla parte degli ultimi, è anche vero che amava il lusso e il benessere, componenti innegabili di uno charme senza precedenti. Trascurando la pericolosità delle pressioni, più o meno esplicite, dei poteri forti, sostenne la causa del popolo oltre ogni interesse politico, diventando essa stessa una minaccia. Allontanata con facili pretesti da Buenos Aires, sfruttò la missione estera a cui fu costretta per concordare entrate di capitali e armi nel paese, preparando con anticipo la controffensiva ad una guerra civile che pareva ormai imminente.

Con questo romanzo De Plato entra a gamba tesa nella rovente politica di quegli anni e la snocciola con agilità, dandole scambievolmente il timbro autoritario di Perón, quello idealista di Evita, e quello pragmatico di Maiorino, apponendo ai fatti un filtro empatico che ha il merito di offrirli ancora palpitanti al lettore senza privarli di obiettività. Avanzando tra le pagine della storia appare dunque evidente che Evita fu, tra tutti, il più grande mistero, sia che sia stata volutamente messa a tacere da un infido gioco politico, conclusosi con una lobotomia, sia che sia morta per quel cancro incurabile che negli ultimi tempi l’aveva logorata, riducendola ad uno spettro inquieto.

Santa, Diva, Prima Dama, Condottiera, contemporanea Giovanna d’Arco, Evita fu tutte queste cose e riuscì nell’impresa – impensabile all’epoca per una donna e per giunta di bassa estrazione sociale – di dare al populismo argentino un volto indimenticabile, il suo, a cui De Plato fa eco con un fraseggio intimo, pulito, appassionato, per lasciare emergere la parte più nascosta di una condottiera che col suo carisma aveva sedotto – e turbato – il mondo intero.  

 

Signora, prosegua nella sua lotta per i poveri, ma sappia che se fatta sul serio questa lotta termina sulla croce”

Angelo Roncalli, futuro papa Giovanni XXIII, a Evita Perón, 1947