In una Budapest occupata dai nazisti, un uomo qualunque, un commerciante di bestiame, fece la differenza: si finse console spagnolo e ottenne la protezione di migliaia di ebrei ungheresi che altrimenti sarebbero stati sterminati. Era l’inverno del 1944, e per un anno Giorgio (Jorge) Perlasca fu l’autore di un vero e proprio miracolo. Radunò le masse disperate di perseguitati all’interno delle case protette dalla legazione spagnola, si frappose agli ordini di rastrellamento e svuotamento degli orfanotrofi, si espose personalmente e senza l’aiuto di alcuno per salvare da morte certa uomini, donne e bambini vittime di un odio che non poteva trovare giustificazione alcuna. Era la cosa giusta da fare e, una volta tornato a casa, non raccontò mai di quello che era successo in quegli anni a Budapest. Per spiegare il motivo che lo spinse a correre un rischio così grande, Perlasca, intervistato solo molto tempo dopo – era la fine degli anni Ottanta quando alcune donne ungheresi, che aveva salvato, riuscirono tramite un annuncio pubblicato sul giornale della comunità ebraica di Budapest a rintracciarlo – asserì che aveva fatto solo quello che doveva.
Su questa affermazione si innesta il principio di banalità del bene, quello secondo cui, davanti ad una situazione disumana e ingiusta, ogni uomo è libero di opporvisi, non tanto in virtù di un eroismo straordinario, quanto per l’innaturalezza del contrario. Per la modestia, il coraggio e l’umiltà che dimostrò, il nome di Perlasca venne iscritto nel registro dei Giusti tra le Nazioni, a Gerusalemme:
Esistono sempre al mondo trentasei Giusti: nessuno sa chi sono e nemmeno loro sanno d’esserlo; ma quando serve, escono allo scoperto e si prendono i destini del mondo sulle loro spalle e questo è uno dei motivi per cui Dio non distrugge il mondo
Questo graphic novel di grande impatto emotivo, preciso quanto sintetico nella ricostruzione storica di quegli eventi, racconta la storia eccezionale di un uomo ordinario che, in un momento tra i più bui nella storia dell’umanità, accese la speranza dove non si pensava potesse esistere. Servendosi di una matita delicata e di griglie di ampio respiro, Miron adatta perfettamente il disegno alla sceneggiatura e indugia nei dettagli arrivando a dare un volto non solo a chi compì l’impresa, ma anche a tutti quei perseguitati a cui corrispondeva solo un numero. Mastragostino, oltre ad aver riassunto una vicenda così articolata, catturandone gli aspetti più umani, è anche l’autore degli approfondimenti in appendice su Perlasca e sulla situazione socio-politica dell’Ungheria in quegli anni.
Se a lungo ci si è interrogati rispetto alla banalità del male, la storia di Perlasca apre scenari alla possibilità del bene e alla capacità di riconoscere l’ingiustizia e l’abuso da parte di chiunque.

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