I cieli di Philadelphia – Liz Moore

Mickey e la grigia anima urbana di Philadelphia

A metà tra dramma familiare e detective-story, I cieli di Philadelphia è un romanzo sostanzioso e vibrante perché distaccamento sulla carta di un pezzo di mondo popolare, consumato, appena uscito dal fitto di un’America in trasformazione, ancora traballante tra le macerie della passata gloria industriale e la lenta, stentata, ricostruzione contemporanea affidata ad una generazione nuova, composita, fatta di minoranze etniche e irlandesi trapiantati.

Michaela Fitzpatrick, agente di polizia, si muove tra le strade di Kensington, il quartiere più antico della città, così remoto da essere considerato il suo nucleo originario, quello da cui sorsero le prime fabbriche di pesca e carpenteria navale e le prime aziende manifatturiere, fautrici di un benessere economico senza pari che sfiorì però nei secoli successivi, lasciando il posto ad una diffusa situazione di disfacimento. A Michaela piace il suo lavoro di pattugliamento, le piace quel quartiere che percepisce come un’entità viva e sinistra, un segreto scomodo da custodire, una sensazione di appartenenza che le scorre sotto pelle. In mezzo al marasma di una città eterogenea, dominata dal fiume Delaware che l’attraversa come uno spirito ancestrale e dalla ferrovia rialzata, mastodontica anima in acciaio, simbolo di un presente ormai innestato, Mickey dà la caccia ai fantasmi. Sono i corpi abbandonati dei tossicodipendenti e delle prostitute quelli che sorveglia, occhi sbarrati ed espressione vacua, braccia molli lungo i fianchi, che trascinano senza riposo il loro disagio tra i vicoli scuri e le case abbandonate di Kensington, un sostrato caratteristico che parla il linguaggio silenzioso e allucinato del dramma e della dipendenza, involucri senza malizia né voce, destinati alla prigione o al rinvenimento post-mortem, abbandonati anche da quei pochi, amici o familiari, che li hanno assistiti. Kacey, la sorella minore di Mickey, è una di loro.

Liz Moore costruisce la trama del suo romanzo seguendo due motivi che sviluppa in parallelo, alternando presente – ADESSO – e passato – ALLORA -: quello del giallo – a Kensington un serial killer uccide le prostitute e la sorella della protagonista, improvvisamente, sparisce – e quello del dramma familiare – la prima volta che Mickey trovò sua sorella morta, Kacey aveva sedici anni e andò in overdose in una catapecchia ai margini della città, poi “morì” tante altre volte, e Mickey, integerrima e votata al riscatto sociale, segnata dalla morte di una madre tossicodipendente e dall’abbandono del padre, lentamente prese le distanze da lei e dalla nonna Gee, cruda e anaffettiva presenza, incapace di rafforzare l’autostima delle nipoti perché troppo presa a sopravvivere alla morte della figlia.

La Moore ha la magistrale capacità di immergersi nelle strade fumose di un quartiere oscuro, assimilabile ad un girone Dantesco, e di raccontare, lasciandola trapelare dai dettagli – un graffito sul muro, il trucco pesante di una prostituta, l’atmosfera rarefatta di minuscolo coffee shop, le vetrine sbarrate dei negozi ormai sfitti, i “tutto-a-un-dollaro”, i take-away, le mense per i poveri affastellati sulle vie degradate della città – la storia dei suoi personaggi che risaltano, convinti, come le anime di una commedia umana seppur di proporzioni ridotte. La stessa Mickey, che assiste impotente all’irrefrenabile discesa della sorella nella tossicodipendenza, è un personaggio sfaccettato, di difficile costruzione letteraria. La sua evoluzione, da poliziotto tutto d’un pezzo, teso ai sacri ideali di giustizia e famiglia, a madre single, incapace di conciliare figlio e rischi del lavoro, devastata dalla preoccupazione per una sorella scomparsa che è, a tutti gli effetti, la sua perfetta controparte, scandisce il ritmo di un racconto che sale gradualmente di temperatura.

Di come un destino di perdizione incomba sulle due sorelle, irreprimibile tara congenita, granitica presenza al centro di una Gomorra sui generis, e delle reazioni di forza che le due sorelle Fitzpatrick esercitano per sfuggirgli, Liz Moore ci racconta in questo romanzo che, prima ancora di essere un noir, è di certo un’opera profondamente umana.