Stato di famiglia – Alessandro Zannoni

Alessandro Zannoni inaugura la collana sideKar di Arkadia editore con la raccolta di racconti più nera degli ultimi tempi. I protagonisti di “Stato di famiglia” sono degli squilibrati, affetti da un disagio mentale di cui né loro né le loro famiglie si rendono conto. Le loro storie rievocano quei casi di cronaca nera contraddistinti dall’efferatezza più sorda che trova atroce manifestazione all’interno della cerchia domestica.

Zannoni incide in un colpo solo gli strati superiori per arrivare rapido alla psiche disturbata di uomini e donne qualunque ripercorrendone al contrario l’agghiacciante pericolosità. Servendosi di un affilato stratagemma narrativo che concentra l’attenzione del lettore sulla preparazione al dramma piuttosto che sul feroce agito, ove tutto è sfogato, rivelato fin dalle prime righe, l’autore riavvolge il nastro con precisione compiendo una scelta linguistica strettamente funzionale al ritmo della narrazione, martellante e secco, fatto del minimo indispensabile per arrivare al cuore nero del racconto, punto da cui tutto ha avuto banalmente origine. Quelle di Zannoni sono frasi sincopate in cui si insinuano, istantanee, le ossessioni dei protagonisti, invincibili assiomi a cui nulla può opporsi. Non esiste volontà esercitabile in un percorso dall’esito fin da subito noto, in cui la più grande assente è la salvezza.

“Si guarda nello specchio sporco. Pensa che non dovrebbero esserci specchi in una bara, a ricordarti davvero chi sei. Pensa che la fine è vicina. Infila una mano in tasca, prende una sigaretta, la accende. Morire dentro una bara soffocata dal fumo. Morire soffocata dal fumo e dalla vergogna. Morire”

A questo inferno domestico, fatto di madri depresse e ludopatiche, di padri fedifraghi, di adolescenti immorali, drogati di social e bella vita, di vecchi narcisisti misantropi, non scampa il lettore, non può, perché Zannoni lo inchioda al sangue in un istante, cogliendolo alle spalle, obbligandolo a guardare anche tutto il resto, e non scampano i protagonisti, deliranti esponenti di una malattia sociale che non ha cura.

Da queste sette storie nere che affondano le radici nella tragedia familiare scaturisce la catarsi più piena, che sgorga a fiotti da dietro il sorriso sghembo e allucinato di un assassino travestito da parente.