Inferno sulla terra – Jim Thompson

La cronaca documenta che in punto di morte Jim Thompson, dopo aver dedicato tutta la vita a perseguire un mestiere che non gli dava il pane, disse alla moglie di non preoccuparsi, perché dopo dieci anni dalla sua scomparsa sarebbe diventato famoso. Ci aveva visto giusto Jim, perché i suoi romanzi iniziarono ad avere un successo internazionale a partire dagli anni Novanta e ispirarono diverse pellicole cinematografiche – basti pensare allo splendido e più recente “The killer inside me”, tratto dal suo romanzo più bello e geniale “L’assassino che è in me” in cui Thompson scopre il volto del vero noir, quello che non ammette salvezza, definendo una situazione border-line in continuo palleggio tra azione e introspezione, e sollevando i coperchi sopra i meandri più bollenti e perversi di uno sceriffo qualunque del Texas americano.

Inferno sulla terra fu per Jim Thompson il primo di una lunga serie di romanzi, la prima storia ad avere in nuce il potenziale esplosivo di un autore dissacrante capace di riversare sulla pagina la marea di disagio, disfunzionalità, malattia mentale e disfacimento umani incarnandoli in un protagonista sovrapponibile a se stesso. Jimmie Dillon, operaio in una fabbrica di aeroplani, tenta di sbarcare il lunario alla bell’e meglio ritagliandosi spazi e momenti impossibili, infilati a forza in un quotidiano che pare una tortura, per poter continuare con la scrittura, mestiere fitto di delusioni e miseria da cui però non sa prescindere.

L’inferno sulla terra è una condizione ineluttabile nelle storie di Thompson, pervase dal senso di un’imminente decadenza che nessuno riesce ad arrestare, una situazione compromessa fin dalla partenza che degenera galoppando ad opera degli stessi protagonisti, incapaci di porre rimedio alla propria miseria, alle proprie disfunzioni, alla propria solitudine, in un climax di nevrosi e dichiarazioni di auto-vittimismo. I personaggi di Thompson attingono con la vanga dal reale, la loro originalità sta nella consapevolezza che hanno dell’inevitabile declino a cui vanno incontro, dell’insostenibile pressione a cui tentano di resistere accampando soluzioni temporanee, sempre sul filo del rasoio e della legalità. Sembra veramente uscita dalla bocca dell’inferno questa sgangherata famiglia americana degli anni Quaranta presieduta da una madre triste e inconsistente, da una moglie ossessiva e soffocante, dalla solitudine sbalorditiva e disperata in cui crescono i figli piccoli di Dillon, e da sorelle buone solo a farsi mantenere e a mettersi nei guai.

“E pensai a quanto, durante quei quattro anni che era stata con noi, doveva aver pianto nel profondo del cuore, pur lottando e gridando; alla solitudine che doveva aver provato; la paura e il terrore. E pensai: Perché è dovuta andare così? E, come per ogni altra cosa, non riuscii a trovare una risposta”

Jim Thompson è l’autore che rimesta nella terra sporca sopra cui tutti dobbiamo strisciare, perché così esige la natura umana, la rivolta e ne racconta le sfumature più crude diventando di fatto uno dei maggiori esponenti dell’hard boiled americano.

Inferno sulla terra è stato il suo esordio letterario ed è un romanzo sconvolgente, la cui originalità risiede nello spiazzamento in cui ci si imbatte quando una situazione ambigua pare essere sotto controllo, ad un passo dalla risoluzione, ed invece precipita nella pazzia.