“Taccuino delle piccole occupazioni” è un romanzo composto da tanti tasselli che si incastrano tra di loro. Graziani scrive per paragrafi di lunghezza variabile, dalla valenza equiparabile al frammento, che ripercorrono la vicenda di Girolamo, uomo qualunque alle prese con una memoria che sfarfalla ed un problema di narcolessia. Il tempo ha un valore relativo sin dall’inizio della vita del protagonista il cui compleanno cade in un giorno che esiste solo ogni quattro anni, il 29 di febbraio, ed è caratterizzato da una sensazione di estemporaneità ed indefinitezza che svicola tra gli avvenimenti e le riflessioni per quanto passate in rassegna e catalogate. Girolamo è un uomo pieno di ossessioni e, lungi dall’essere banale, si interroga continuamente sull’esistenza, sulla finitezza delle cose, sull’astrazione mettendo in conto perfino di incontrare un suo doppio in giro per le strade, uno che ha fatto scelte diverse, la cui vita è forse più felice.
La narrazione si sfalsa inoltre su due piani: il racconto in terza persona, taccuino davvero di tutte quelle piccole e grandi cose che caratterizzano una vita, l’amore, la spesa, la religione, l’infanzia, il turismo, l’astrofisica, la preistoria, la nascita, la morte, ed un resoconto in prima persona in cui il protagonista tenta di raccapezzarsi attraverso i colloqui con un orologiaio che forse non esiste più, e con uno psicologo di cui si perdono le tracce.
Da questa composizione eterogenea fatta di momenti di tempo mischiati tra loro, privi di una cronologia lineare, intervallati da riflessioni in presa diretta del protagonista, esce il ritratto realistico di una mente umana scandagliata nei più intimi recessi. Si tratta di un vagabondare nei giardini interiori della psiche, tra i fantasmi delle città, gli amori possibili eppur perduti, le agende di numeri telefonici dispersi negli anni, le piccole superstizioni a sbalzare le più grandi scaramanzie e la luce, il prima e il dopo accostati, come se in mezzo non ci fosse stato nulla, non gli attimi, non i decenni, solo un battito di ciglia, un mazzo di carte a lungo mischiate tra loro e un pisolino.
La vita di Girolamo, che poi è quella di ognuno di noi, scaturisce dalla luce che filtra attraverso le crepe di un unico che tende alla perfezione senza invidiarne la staticità, e si ritrova ad esistere così, scalcinato eppure bellissimo.
“Alle volte penso che la vita sia un tempismo imperfetto, e mancarsi non è meno nobile di prendersi”

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