È rimasta senza lavoro Nina, di punto in bianco, lasciata a casa dall’azienda per cui organizzava eventi da anni. Improvvisamente tutto il suo tempo le viene restituito, niente più orari impossibili né spostamenti continui; il mondo continua a girare mentre Nina deve scendere dalla giostra. Ancora frastornata da un evento sempre più paventato al giorno d’oggi, dove bene o male siamo in molti ad immetterci nel mondo del lavoro come figure free-lance o ad avere un contratto a tempo determinato, precari per destino, Nina tenta di ridefinire la sua esistenza, e nel frattempo finge di essere ancora occupata, con gli amici, la famiglia e perfino la donna delle pulizie.
Nina rimpiange continuamente il lavoro, eppure per lei che si è costruita e vive ogni rapporto di amicizia e conoscenza esclusivamente sui social è veramente facile indugiare all’interno di una bolla che ha le sembianze di un appartamento di pregio all’interno dell’ “Isola” di Milano, ai piedi del bosco verticale. I giorni sono scanditi dal numero dei chiodi infissi nelle travi del soffitto che Nina fissa per ore e poi, dall’incontro con un terzetto di anziane che ribattezza prontamente in: “la forzuta” – Svetlana, slava tutta d’un pezzo sopravvissuta all’assedio di Sarajevo negli anni Novanta -, “la leopardata” – Teresita, cartomante che legge nel pensiero -, e “la smilza” – Adele, immagine di una non sopita eleganza, simbolo di un amore antico.
Caterina Perali affronta in modo originale, grazie all’alternanza sulla pagina di testo e immagini di short messages che Nina scambia con Anna, la migliore amica che non vede mai, le condizioni di vita contemporanee, sempre più afflitte da pregiudizi, incertezze, fragilità e cinismo, in una dimensione occupata per larga parte dal digitale, dove non si scorge un rapporto reale, ma l’artificio che porta ad un rapporto, tutto vissuto sui social, dove la cultura viene demandata a Wikipedia, perché in mezzo ai fatti della vita non ci si passa più, li si sorvola, e in cui è facile precipitare senza difese, prede anestetizzate di uno sfacelo che pare inesorabile.
“Ho fatto diventare tutto sostituibile, anche la mia presenza nei miei ricordi”
Urgente, nervoso e attualissimo, Le affacciate offre una visione lucida sulle ipocrisie di cui sempre più spesso ci si ammanta e diverte per la freschezza delle protagoniste, tripudio di stravaganza.

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