Il Re è tornato con un nuovo e questa volta, davvero ben fatto, romanzo.
“L’istituto”è a tutti gli effetti una bomba narrativa che asserraglia il lettore dalla prima all’ultima pagina, non è un mistero infatti che quando si tratta di raccontare il mondo attraverso gli occhi di un gruppo di adolescenti, King dia il meglio di sé.
Luke è un ragazzino speciale, ha una memoria infallibile ed è dotato di grande intelligenza, così che a dodici anni si trova già a sostenere i test di ammissione per entrare all’università. Una notte d’estate, però, qualcuno irrompe in casa sua e lo rapisce. Il piccolo si sveglierà in una stanza che è la ricostruzione, quasi perfetta, della sua vera camera da letto, solo che adesso si trova in un posto blindatissimo, simile ad una base militare, dove sono rinchiusi altri bambini come lui, tutti con qualche dote particolare, chi legge nella mente e chi sposta gli oggetti col pensiero. Il luogo in cui sono tenuti prigionieri è l’istituto e, a detta dei ragazzini che già vi soggiornano, nessuno riesce ad uscirne, semplicemente, ad un certo punto gli ospiti della struttura vengono spostati in una “seconda casa” dove non si sa cosa succeda loro e da cui spariscono per sempre.
Ritmo incalzante e trama accattivante compongono una sinfonia che solo King poteva suonare così bene, anche quando ci mette a parte di segreti governativi e possibili cospirazioni mondiali. Claustrofobia e tensione sono in continua ascesa e costringono ad una lettura sostenuta che si ferma solamente quando sfocia, fiume ormai in piena, nel finale.
Se paragonato ad altri lavori del Re, in cui le cose non scorrevano così bene – vedi Revival o Sleeping Beauties – “L’istituto” è forse il suo miglior romanzo dopo anni, e se è vero che al Re tutto si concede, è anche vero che una storia così piena e trascinante ci mancava e ci voleva.