Memorie di una donna medico – Nawal al – sa’dawi

Ho trovato la grazia impressa sulla carta, in questo libro di poche pagine, ognuna delle quali preziosa come l’oro.

I motivi sono che a scriverlo è una donna che si ribella alla sua società d’origine (Egitto anni Ottanta del secolo scorso), che la vorrebbe cosa, oggetto di piacere, bestia da scarificare all’uomo che la famiglia le sceglierà come marito. E invece no, la scrittrice decide di frequentare medicina, seziona la fonte del suo dolore e ne ricava un insieme di muscoli e ossa, carne in putrefazione, non molto di più di questo, e una sostanza misteriosa, il protoplasma, da cui forse provengono tutti i segreti della vita.

Durante il periodo in cui viene scritto il diario, ci sono molti ripensamenti, ma, alla fine Nawal scopre che il motivo per  cui ha deciso di dedicarsi alla medicina, non è l’odio, ma l’amore.

Di temperamento ribelle, forte delle sue idee e convinta nella sua posizione, Nawal diventa una figura importante anche per la sua comunità, che la accetta e la cerca. Ora non le rimane che trovare quel po’ di amore per se stessa che le è mancato tutta la vita.

 

 

“Per la prima volta nella mia vita sentivo il bisogno di qualcuno, mentre prima non avevo sentito neppure il bisogno di mia madre. Mi abbandonai al pianto, ormai calma e sollevata, con la testa sepolta nel suo petto”