Romanzo a tinte opache, questo di Chiara Martelli, già precedentemente autrice de “Le notti blu”, scritto con una lucidità che da una protagonista che ha appena avuto un aneurisma cerebrale pare strabiliante. Eppure le poche cose che Elena ricorda, le ricorda chiaramente e con cura e poi lascia che si posino da qualche parte preposta nella sua mente a farle scudo e incamerarle.
Adezzo vive a Mezac, un paesino francese dove si è trasferita dopo che l’aneurisma le ha cambiato la vita: a dominare questo paesino è il Puy de lùg, un vecchio vulcano che ogni tanto smuove la terra e le membra ma che non sembra aver dato troppe noie agli abitanti del posto. Elena passa da New York alla Francia, solo questo deve essere estraniante come un jetlag che non passa mai, che ti lascia stordito, a pensare sul divano. Durante la sua convalescenza ci sono diversi personaggi che si prendono cura di lei, i genitori, il fidanzato Patrick, la neurologa Stella e il vecchio maestro di Patrick, Bruno.
Ognuno di questi personaggi ha un suo perché. Non è stato posizionato a caso nel libro e ognuno di loro riflette in qualche modo la personalità di Elena. E poi c’è il colpo di genio: l’evento che li blocca in casa tutti insieme, imprigionati in una casa da cui non possono uscire perché fuori il vulcano sta eruttando, con una tensione che la Marchelli è bravissima a far salire.
Come è ovvio le persone non si conoscono mai veramente e, a sferzare quest’aria soporifera da convalescenza, erutterà finalmente un altro vulcano, più sotto pelle.
Romanzo sui rapporti umani scritto a regola d’arte da cui per uscire bisogna scavare, anche solo un po’, sotto la cenere.
“La terra e non il cielo, il riflesso l’uno dell’altra…La paura illogica che mia madre si porta dentro da sempre e non ha mai capito: Mi sembra che mi caschi il cielo sulla testa, spiega quando le chiedono cos’è questo terrore dei temporali. E il rimbombo così simile, la terra che si apre e ci ingoia tutti, il magma che esplode e cancella ogni cosa”