Coe è un maestro, con le parole e con la resa della vita, ed ha scritto un nuovo libro, Middle England, che si inserisce perfettamente nello splendido contesto inglese da lui creato coi libri che lo precedono. Io, che ho adorato La casa del sonno, perché lo ritengo un romanzo perfetto, poetico e per trama e personaggi avvincente in un modo che ti entra dentro, trovo che Middle England non abbia nulla da invidiargli, anzi. Middle England è un percorso attraverso gli anni che ha visto i membri della banda dei brocchi diventare adulti e che si confronta con le rivolte violente del 2011, i giochi Olimpici nel 2016 – dove si dirà un pò di tutto sulla Royal Family -, e la Brexit. Insomma temi di spaccata attualità che ad ogni modo riescono a restare un po’ sfumatI dietro alle identità dei personaggi, che sono uno più “succulento” dell’altro.
C’è Benjamin, scrittore che non ha mai pubblicato nulla fino ad ora, sua sorella Lois, che sembra aver perso forza e grinta e invece si rivelerà la degna componente cresciuta della banda dei brocchi. C’è Sophie, che forse è il personaggio su cui Coe si sofferma di più, quello che può sembrare più interessante e malleabile. Inglesissima, passa da una storia all’altra sopportando spesso da sola gravi crisi senza cambiare connotati psichici, – e in questo libro dovrà affrontare di tutto, soprattutto da un punto di vista lavorativo e sentimentale.
Insomma c’è tanta, tanta carne al fuoco in questo Middle England di Jonathan Coe e non un pezzetto ne viene sprecato perché è bello tutto, un sogno di libro che ti vien subito voglia di rileggere, bei temi, personaggi più completi di quelli che camminano giù qui in strada, e sentimenti, come te li racconta Coe, poesie profonde e che rimangono, e quasi ti ritrovi a chiederti se quella cosa l’abbia pensata tu oggi oppure fosse nelle pagine del libro che hai appena letto.
Bello in modo indicibile.
“In quel momento tornarono ad essere il fratello e la sorella, di diciannove e sedici anni, che erano stati su quella stesa collina, tenendosi per mano, in un’altra giornata d’autunno, una giornata che sembrava immensamente lontana nel passato, anche se, per entrambi eternamente presente”