L’inverno dell’anno in cui è ambientato il libro fu freddissimo e facilmente il lettore può immaginare un paesaggio sospeso nel bianco della neve che continuava a scendere imperterrita. Quell’inverno un ragazzo aveva fotografato davanti al cartello stradale di Berlino un lupo. E di quel lupo, di questo lupo che fa da fil rouge per tutta la storia, è l’unica immagine che abbiamo. Nessuno lo vede mai, e a parte quel fotografo, deciso dal caso, che lo aveva beccato in uno scatto, tutto quello che se ne rinviene sono tracce: impronte e carne sanguinolenta. Proprio questa distanza da un’immagine spaventosa crea nella mente il lupo dei racconti, che forse c’è e forse non c’era.
I capitoli del libro sono trattati come scene teatrali, vanno, vengono, si incrociano, ma si chiudono anche sui punti giusti per lasciare il lettore in sospensione. Come in una recita in maschera è difficile immaginare i personaggi che molto spesso non vengono neppure chiamati per nome; appaiono più come individui anonimi in una società, la berlinese contemporanea di cui parla Schimmelpfennig, sono trasparenti, più della neve che si scioglie, quasi intercambiabili, pochi i nomi propri, usatissimi quelli comuni “il ragazzo”, “la ragazza” ,”il padre”, “l’uomo”, “il cacciatore”.
Sono figure interpretabili e immaginabili – figure, come i ruoli già decisi quando si recita a teatro – da chiunque stia leggendo il romanzo, e per ogni capitolo concluso, perfettamente definito, con una scrittura netta e decisa, viene voglia di avanzare, nella neve, alla ricerca del lupo, alla ricerca dei due bambini fuggiti di casa, alla ricerca del futuro di Tomasz e Agnieszka, lui autotrasportatore, lei donna delle pulizie, del cacciatore che si è messo sulle tracce della bestia, della coppia di anziani senza più luce né acqua che va avanti per un’inerzia disperata a risciacquare panni e stoviglie sempre nella stessa acqua lurida. Scene di degrado, abbandono e solitudine, eppure così umane, affrontate dallo scrittore con la verità in punta di penna, che anziché allontanare catturano, come se la preda di questo lupo invisibile fossimo noi.
Un bel romanzo composto di quadri che per senso di bellezza e pienezza potrebbero stare da soli su quelle pagine e già leggerne uno soltanto sarebbe valsa la pena dell’acquisto del libro intero.
Bello ed essenziale, bello e chiaro come l’impronta scura di un lupo in mezzo alla neve.
“Odiava sua madre e odiava tutto quello che la madre aveva amato”
Non è forse qualcosa che può capitare a tutti?