Io non lo so se Caro amico… possa definirsi un diario o un memoir, ma penso che sia uno dei libri scritti più duramente che ho letto sulla depressione, perché intimo e mai indulgente verso la scrittrice. Yiyun Li si racconta, senza vergogna, è una voce quasi ultraterrena che non dà spazio a giudizi morali su di sé, ma che anzi, alla moralità in quel senso non ci pensa proprio.
Yiyun Li dice esattamente quello che ha fatto a se stessa, lo racconta con un approccio quasi scientifico, non ci sono ipocrisie e quelle poche che possono esservi state prima che si trasferisse in America sono sparite ben presto, lei racconta il gesto e il corrispondente mentale di quel gesto.
“La comprensione non si ottiene con la semplice forza di volontà. Senza la comprensione, non bisognerebbe parlare di sentimento. Non abbiamo la capacità di sentire pienamente i sentimenti di un’altra persona; e questo è un dato di fatto, che vale democraticamente per tutti, salvo i casi in cui qualcuno sfrutta tale capacità per mettere un giudizio. Nessuno si uccide mai per ciò che conosce o ciò che comprende, ma sempre e solo per ciò che sente.”
Non è dunque possibile capire il motivo di un suicidio.Un suicida non muore perché non è in grado di capire cose ma perché capisce che uccidendo il corpo metterebbe fine ad un dolore che non è solo mentale, ma che è esistenziale. Tra aneddoti di convivenza e permanenza in case di cura Yiyun Li esplora, anche per noi, per il suo amico morto suicida a cui dedica il libro, per chiunque voglia ascoltare di un universo vasto come un buco nero e lo fa con grande cura e grazia.
“Dentro di me c’è un vuoto. Tutte le cose del mondo non bastano a sovrastare la voce di questo vuoto che ripete: Tu sei niente.Questo vuoto non reclama il passato perché il passato è sempre qui. Non deve reclamare il futuro perché lo tiene lontano.
Questo vuoto è un tiranno oppure l’amico più stretto che abbia mai avuto. Certi giorni lo combatto finché non crolliamo entrambi come animali feriti. Ed è in quei momento che mi chiedo: Ma, se, quando mi libererò di questo vuoto, diventassi meno di niente? Se fosse proprio il vuoto a farmi andare avanti?”
Un’invasione di assenza, ecco, forse è questo quello che fa la depressione alle persone.