Il banchiere – Régis Jauffret

Diverso da tanti romanzi brevi che ho letto, Il banchiere, mostra il lato oscuro di una luna fatta di ricchezza e bella vita, mostra il ghigno scintillante del padrone e del potere, della prostituzione e del sadomaso. Mostra la faccia folle e malevola della nostra società perché tratto da una reale storia di cronaca nera, quella di Edouard Stern, ucciso a pistolettate di notte dall’amante.

C’è la storia, incredibile e naturalmente intrigante, e c’è lo stile, ruvido, essenziale, psicotico, eppure lucidissimo, perfettamente calzante al personaggio che Jauffret interpreta entrando nei panni dell’assassina raccontandone ragioni e vita.

I confini dell’amore e del possesso non sono mai stati così labili, taglienti come rasoi mostrano i muscoli e le vene senza più pelle delle due vittime, l’uomo ricco che muore e la donna, schiava del suo ascendente e delle sue proprietà che si fa vittima di se stessa.

“La sera, in cella, gli parlo. Non credo ai fantasmi. Uccidendolo non gli ho dato la vita eterna. Ma adesso sono la tomba in cui l’ho sepolto vivo”

 

Una donna che non è riuscita veramente a vendicarsi del torto subito dall’amante, ma che ci è finita dentro mentre indossava le scarpe col tacco.

Lucidissimo, scintillante come la pelle di un rettile, raccontato da un Io femminile, Il banchiere è un romanzo che va via velocissimo e lascia qualche ustione da sfregamento.