Tredici canti (12+1) – Anna Marchitelli

Risuonano tutte insieme le 13 voci che Anna Marchitelli ha voluto restituire alle orecchie del mondo documentandosi su circa 60000 cartelle cliniche del manicomio Bianchi di Napoli, chiuso, eppure non da così tanto quanto sembrerebbe (definitivamente dismesso tra il 1995 e il 2005), risuonano come un coro doloroso di esseri umani fatti scomparire dalla società durante gli anni in cui fu attivo.

I personaggi strampalati che andavano vaneggiando di teorie complottistiche, le donne colpite da isteria dopo tragedie personali di una portata tale che sbalordisce solo pensare a come sia stata possibile una loro sopravvivenza, gli aspiranti suicidi dell’età di Cristo, nessuno di loro, elementi di disturbo sociale, la scampa, rinchiusi in un a struttura dove non esiste un dialogo con infermieri o dottori, ma un muro, aldilà del quale viene stabilita la sanità mentale, come un altro mondo, un mondo dove le parole degli internati hanno smesso di risuonare, morti ancora prima di morire, dimenticati, alla fine lasciati soli anche dalle madri che invecchiate muoiono nel dolore di non aver potuto salvare un figlio, abbandonati da mariti che non fanno neppure un tentativo per salvare un amore che forse a quei tempi, banalmente e generalmente serviva solo ad ammettere la convivenza e la riproduzione.

Ho letto nelle pagine iniziali un bel pensiero, è cioè quello di voler brindare col numero 13 alla rinascita, come usavano fare gli antichi egizi. Perché se lo leggiamo questo libro, se le ascoltiamo le voci del professore, della gravida, dell’anarchica anziana, del ragioniere, ecco che un po’ della loro vita torna, insieme alla memoria. Sono tante le voci da non scordare, forse troppe, ma anche i lettori sono tanti e qualcuna di esse la si salva proprio leggendola.

Un intreccio di dati clinici e storia, scritto in prima persona e coinvolgente fino alla commozione ecco, Tredici canti è questo e oltre alla storia e all’oblio è vita.

 

 

“Presi a rincorrere la morte come un gatto insegue un topo che desidera ingoiare,come un uomo che insiste con la donna che gli ha fatto perdere la testa”