Ci sono dei romanzi che la mia testa classifica automaticamente come succulenti, appassionanti, creatori di dipendenza. Sono romanzi a cui Figlie di una nuova era appartiene sicuramente; innanzitutto perché è il primo capitolo di una trilogia e lascia aperte le porte su un finale irresistibile, e secondariamente perché cattura il cuore del lettore fin dalle prime pagine.
Per trama e personaggi, l’ho trovato gradevole fin dall’inizio: la storia parla di quattro donne che dovranno attraversare le prime due guerre mondiali, Henny e Kathe, che fanno le ostetriche, Ida, figlia di papà ribelle e caduta in rovina e Lina, che vive un’omosessualità nascosta che la mette in pericolo costantemente. Le protagoniste della Korn sono dunque tutte donne coraggiose e di carattere che vivono in un’epoca in cui di coraggio bisognava averne veramente tanto.
Figlie di una nuova era non è solo un romanzo incentrato sulle donne che ne sono protagoniste, ed è per questo che diventa appassionante come una saga perché i mariti, le madri, i padri e i figli che vi compaiono e che dovrebbero forse essere considerati come corollario alla storia, invece, vivono di luce propria, incentrando l’attenzione su di sé per poi ripassarla con naturalezza nelle mani degli altri personaggi.
Nel romanzo accade davvero un po’ di tutto, come nella vita, ma la parte più drammatica è la seconda, dove ormai la guerra avanza e i rastrellamenti sono all’ordine del giorno.
In questa Amburgo di fine anni Quaranta, dunque ci sono molte voci e la Korn è stata bravissima a creare una melodia che le raccoglie tutte e che davvero fa attendere con trepidazione il seguito di questo primo bel capitolo, sintesi perfetta tra storia e saga.
“In fondo al vulcano si dipartono strade che portano fuori dall’abisso”