L’uomo dei boschi – Pierric Bailly

E mi imbatto in questo piccolo, sorprendente libro, mi faccio attrarre dal titolo e dalla risonanza che ha avuto al Salone del libro di Torino – perché chi l’ha letto in anteprima ne rimane abbagliato? – così, seguendo istinto e sentimento, lo attacco con forza e gli rimango incollata: in poche ore l’ho terminato.

Questo di Bailly è un lavoro che oscilla tra il romanzo breve e il memoir; incentrato sulla morte del padre dell’autore, accorsa improvvisa e quasi assurda senza lasciare a nessuno nemmeno il tempo per un saluto – scivola da una scarpata del Jura -, il libro è però anche l’elaborazione più che del lutto e del trauma che ad esso consegue, della vita dell’autore stesso attraverso quella del padre.

Le parole ricompongono sulla carta i momenti che hanno dato un volto e un’anima prima al padre e poi al figlio che, senza accorgersene, è più simile al padre di quanto non credesse. Un oggetto alla volta, una pipa fatta a mano, una cartolina incollata alla parete, un giocattolo di legno, un aneddoto alla volta, Bailly raccoglie l’eredità che il padre gli ha lasciato sulle spalle insieme ad una casa da svuotare, ad una vita da svuotare, raccontandola.

Impossibile perciò non imbattersi nel mistero di una morte accorsa in un luogo incantato e impervio come il bosco, un posto che il padre dell’autore conosceva meglio delle proprie palme e che fedelmente amava, esplorandolo in continuazione. Chi è il vero responsabile di un incidente che non convince? Scatta il giallo dentro alla quotidianità, ma poi forse l’irrisolvibile è parte integrante dell’esistenza stessa che corre sul ciglio di una mulattiera invisibile, perennemente in bilico tra la salvezza e il disastro, fortemente bella perché vertiginosa e incalcolabile.

 

Era molto impressionante. Ma c’era poco da fare, era così. Mi sono detto che uscendo da se stessi ci si assume il rischio di trovare qualcosa”

 

Con uno stile essenziale che si rende limpido sulla pagina, Bailly compone un romanzo a rilascio prolungato che arriva diretto alla mente e continua a risuonare, stimolante e piacevole: la celebrazione della vita attraverso un viaggio che come punto di partenza ha la morte di una persona amata, qualcosa che assomiglia ad un’arrampicata nei boschi per arrivare in vetta, ma l’autore ha già spianato la strada ed arrivarci è questione di poche ore di lettura confortevole.

Un Sì” enorme, vasto e solido come una catena montuosa.