Lonely Betty – Joseph Incardona

Si può dire di qualcosa che è piccola e grande allo stesso tempo? Se si può dire, e io lo credo, allora tale definizione è più che azzeccata per  Lonely Betty, un noir perfetto – da intendersi piccolo esclusivamente nella forma, è un romanzo breve – scaturito dalla brillante penna di Joseph Incardona.

“Si sentiva bene. Quello, anche, era la vita, sfiorare il dolore e tirare dritto, senza voltarsi”

Che Lonely Betty sia un vero e proprio gioiellino letterario lo conferma il fatto che nel 2011 abbia vinto il Grand Prix du Roman Noir nel 2011.

Incardona crea un intreccio divertente, a tratti parodico, e movimentato, in cui colloca personaggi a tutto tondo, sotto certi aspetti strambi – ma non lo siamo forse tutti? – che si fanno irresistibili. E allora, il mistero della scomparsa di tre ragazzini, i tre fratelli Harrys, avvenuto molti anni prima, vortica attorno alle figure di una centenaria maestra elementare, Betty per l’appunto, che, dopo mezzo secolo di mutismo, riprende improvvisamente a parlare, del vice Sceriffo Sarah Marcupanni, alle prese con problemi sentimentali un po’ bizzarri – arriverà in tempo per preparare il dolce insieme alla sua compagna? – e al tenente in pensione John Markam, da poco vedovo, che si appresta a passare la prima notte di Natale da solo dopo la morte della moglie.

Un noir che vuole essere anche un omaggio allo scrittore contemporaneo di horror più famoso del pianeta  – avete capito di chi si tratta? – e volere, in questo caso è proprio così, è potere perchè Incardona ci riesce benissimo.

Un noir che incalza, che spalanca le porte sull’orrore che abita il quotidiano, che corre sul filo delle increspature che scandiscono il tempo e la storia di ciascun uomo o donna al mondo, nessuno escluso; un lavoro perfetto nella sua compiutezza di forma e contenuto, una sostanziosa pietanza letteraria che vien voglia di leggere e rileggere, anche dopo la fine, perchè quando ci si innamora di qualcosa non ce n’è mai abbastanza.