Andanza – Sarah Manguso

Copertina rigida in cartoncino colorato un po’ ruvido, col suo formato tascabile, Andanza di Sarah Manguso, può sembrare un quadernetto, uno di quelli su cui si prendono appunti o si annotano riflessioni e invece è un diario, o meglio, come indica il sottotitolo è la “fine di un diario”.

Il senso del sottotitolo l’ho scoperto ovviamente all’ultimo, andando di pari passo con le riflessioni che fa l’autrice, tutte incentrate sulla relazione tra tempo e scrittura, sul come una traduca l’altro e su come l’uno senza l’altra non abbia la capacità di esistere, ma poi accade qualcosa che spezza questa catena, qualcosa di invincibile che arriva e restituisce un significato diverso ai momenti, che li cambia per sempre, che si radica, nel sangue e nell’anima com’è naturale che sia e che ha bisogno di nuova linfa per essere. 

Andanza si compone di frammenti scelti con accuratezza, ed è un’opera diretta, fulminea, lancinante e ispirata; racconta la vita intima dell’autrice e i suoi capitoli più importanti: figlia, adolescente, donna, moglie, madre.

Scrivere sottende la sopravvivenza ed è un impulso irresistibile, quasi un vizio, con cui la Manguso si è misurata tutta la vita ed è per lei la possibilità di conservare la parte più concreta dell’esistenza umana, momenti irripetibili che resuscitano ogni volta che vengono letti.

 

“Volevo solo conservare la memoria di tutta la mia vita, tenere sotto controllo i miei viaggi nel passato e dimenticare quello che volevo dimenticare.

Buona fortuna, avevano bisbigliato i morti”

 

Una Sarah Manguso questa di Andanza che, dopo Il Salto – romanzo insieme doloroso e salvifico, fondamentale percorso di elaborazione dal dolore, accettazione e liberazione da esso -, compone una nuova sinfonia, egualmente raffinata, pulita e soprattutto sincera.

Priva di interesse nel camuffare le emozioni, la Manguso è naturalmente portata all’autoanalisi e, grazie ad una sensibilità superiore alla norma – oltre che ad un innato ed evidente talento letterario –, scrive, con una prosa che suona come poesia, riflessioni che diventano pietre primitive su cui attraversare scalzi, a balzi e restando in equilibrio, il torrente della vita, che tutto spazza, che tutto porta via, che non conserva nulla degli attimi precedenti.

Andanza diviene, una pagina dopo l’altra, l’arte di vedere attraverso la nebbia, lo squarcio sull’anima complicata, fragile e così seducente di una scrittrice virtuosissima, che ho amato sin dalla prima lettura e che, con questo piccolo, ennesimo capolavoro si conferma in tutta la sua bravura.

Lasciatevi sfiorare dalla sua penna sottile, seguite le parole che traccia e, senza che lo sappiate, starete già danzando.