L’orrore può manifestarsi in molti modi, toccando diversi aspetti della mente e della sensibilità di un lettore, Albero di carne di Stephen Graham Jones li tocca tutti.
I racconti che compongono la raccolta vanno alla ricerca delle paure più profonde dell’essere umano: la paura che il male si annidi dentro di noi o dentro le persone che amiamo, la paura che il male animi i nostri incubi, che cadaveri di persone scomparse si nascondano tra la gente e poi vengano a cercarci, lupi mannari totalmente in balia dei propri istinti su un’isola deserta, amori che combattono invincibili forze sovrannaturali, oscurità che schiacciano il cuore e si nutrono di carcasse sanguinanti appese ai rami di un albero, terrori che si insinuano sotto la pelle e prendono la forma di false amicizie o di tranelli tesi da ragazzine apparentemente innocue.
Stephen Graham Jones sa quello che scrive e sa come scriverlo perché è accattivante e spiazzante, prende per mano seducente e nel momento in cui ha portato il lettore dove voleva, lo abbandona per poi raggiungerlo con un finale imprevedibile, che gli mozza il fiato.
La prosa, asciutta ed essenziale, è perfetta per guidare in un modo fatto di allucinazioni e dimensioni parallele che si intersecano col mondo reale, lasciando un senso di indefinitezza, di assenza che rimane nella mente dei personaggi e si riflette in quella del lettore: sarò davvero stato dove sono stato? E quello che mi è accaduto mi è accaduto davvero? A riprova della sua veridicità, l’incubo lascia sempre segni permanenti nel mondo reale, basta guardare con attenzione…
Tra ragazzine scomparse, echi di voci dal passato, fratelli da ritrovare, intenzioni sinistre, segreti inconfessabili, tradimenti spietati, omicidi raccapriccianti e lunghi addii, ecco l’orrore che si insinua nella mente, immediato ed efficace, come dovrebbe essere, un’iniezione di adrenalina alla base del collo, lo stupore che congela i pensieri e fa dare un’occhiata rapida alla stanza e poi, ancora, una piccola pausa prima di continuare nella lettura.
Impossibile non pensare ai grandi maestri del genere come Stephen King – svariati i riferimenti a personaggi e situazioni dei suoi racconti, molto spesso i protagonisti dei racconti di Graham Jones sono ragazzini alla Stand by me o alla Cuori in Atlantide – o McCarthy: un padre che garantisce al figlio la sopravvivenza nel solo modo che ritiene possibile. Sullo sfondo l’America dei grandi spazi desolati, dei boschi, o della provincia, quella delle cittadine di periferia, le stesse dove sembra che non succeda mai niente, dove sembra che non capiti mai niente.
Con una prosa essenziale e originalissima, spietata e macabra, Stephen Graham Jones fa allungare i rami del suo Albero di Carne sull’immaginario del lettore e vi proietta volti sconosciuti e tetri, ogni volta impossibili da prevedere, e proprio l’imprevedibilità e la capacità di evocare il terrore più arcano fanno di questo libro un vero gioiello del genere, imperdibile.
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