Devo ammetterlo, in genere diffido dei libri che, come titolo, fanno riferimento alla cucina, alle tipologie di piatti che in cucina si preparano, agli ingredienti che si usano et similia, tuttavia, passando per una delle librerie che più amo, ho trovato in bella mostra questo romanzo di Aimee Bender, edito da Minimum Fax, che ha subito attirato la mia attenzione.
Vuoi perché anche io ho odiato sopra ogni cosa un tipo di torta per tutta la vita – la famigerata “Torta paradiso” di mia nonna paterna, che sembrava non finire mai, che ti veniva presentata ogni giorno alla stessa ora, quella della merenda, e che se ne buttavi una briciola dentro ad una tazza piena di caffè latte era capace di assorbire tutto il liquido nel giro di un secondo (era una torta che richiedeva un sacrificio, il tuo) -, vuoi perché da quando ho scoperto la Minimum fax non mi sono mai pentita di aver acquistato un suo libro.
Ho preso in mano la copia di “L’inconfondibile tristezza della torta al limone” ed ho iniziato a leggerne i risvolti di copertina.
Convinta, ho pagato il libro alla cassa e sono uscita dal negozio, non sapendo di avere tra le mani un bellissimo lavoro, di una scrittrice che mi ha letteralmente sedotta con la sua capacità narrativa.
Il romanzo parla solo marginalmente di cibo, che è infatti un pretesto per raccontare qualcosa di più grande: lo strano potere della protagonista del libro, la piccola Rose, che, ogni volta che assaggia una pietanza, è in grado di avvertire i sentimenti delle persone che l’hanno cucinata.
Rosie, come la chiamano amici e familiari, è una sorta di “Medium del cibo”, ma solo in pochi sono a conoscenza del suo segreto.
La madre e il padre non sospettano nulla, solamente il fratello di Rose e il suo amico George sanno di questa straordinaria capacità della bambina.
La vita della ragazzina muterà per sempre, non solo perché inevitabilmente i suoi rapporti col cibo si faranno complicati, ma anche perché verrà a conoscenza di molti segreti all’interno della sua famiglia di cui nemmeno sospettava l’esistenza e, certi armadi, con i loro scheletri ben stipati dentro, sarebbe meglio restassero chiusi.
Aimee Bender guida il lettore in un’avventura tutt’altro che banale o infantile, infatti, nonostante ci si trovi a metà tra il racconto della vita di tutti i giorni e la favola, la scrittrice dalle armi – narrative – ben affilate, lascia che un piano scivoli nell’altro con assoluta naturalezza, senza creare bruschi stacchi che potrebbero spezzare il ritmo della storia, invalidarne la trama o renderla priva di significato.
Lo stile è bello, pulito, limpido e semplice e leggere il romanzo diventa un assoluto piacere.
Le battute sono dirette e astute e il livello di introspezione psicologica dei personaggi, con il focus puntato su Rose, è alto e di qualità.
Il bello di un libro che parla di segreti è il poterli scoprire mano a mano che si procede con la storia. Tutta l’emozione è racchiusa dentro le sue pagine, per cui, dato che questo è un romanzo che inizia a scaldare i motori fin da subito, non svelerò nient’altro, dirò solo: preparatevi a gustare il sapore di questa torta al limone, perché un dolce così non l’avete mai mangiato prima d’ora!
Devi accedere per postare un commento.