Cari tutti, il libro di cui sto per proporvi una recensione è stato scritto dallo stesso autore di “Big Fish”, Daniel Wallace, sul cui lavoro Tim Burton, il famoso regista di Edward Mani di Forbice e Nightmare before Christmas, tanto per intenderci, realizzò uno dei più bei film che, a mio modesto avviso, siano mai stati fatti nella storia del cinema e per cui, ancora adesso, ogni volta che lo guardo, non riesco a trattenere la commozione.
“Il circo del diavolo” viene indicato come nuovo progetto di lavoro tra lo scrittore e il regista dopo il grande successo ottenuto con “Big Fish”, e dunque, stando a quanto si può leggere in merito, ce ne viene quasi assicurata la trasposizione cinematografica.
La storia è raccontata fondamentalmente sotto forma di favola da una miriade di narratori diversi che hanno conosciuto di persona Henry Walker, il mago protagonista del libro.
Il continuo cambio di registro verbale che Wallace adotta in questo susseguirsi di voci narranti è tanto bello quanto difficile da seguire: se da una parte veniamo a contatto con diversi personaggi del circo, i quali mescolano la loro storia a quella del protagonista e ci danno l’idea della baraonda umana che popola quell’ambiente, dall’altra parte, questo incastro di storie dentro una storia, indebolisce la trama principale e ci porta a smarrire la rotta.
Passiamo, dunque, attraverso le mani dei tanti narratori: “l’uomo più forte del mondo”, “la ragazza fossile”,”JJ l’imbonitore”, Jeremiah Mosgrove, proprietario del circo cinese e, per qualche tempo, datore di lavoro di Henry, fino ad arrivare a quelle della madre defunta del protagonista, del detective che risolverà il caso della sua scomparsa e infine a quelle dello stesso Henry, sul cui ultimo pensiero termina il racconto.
In definitiva un giro della morte sia per lo scrittore che per noi lettori.
La comicità iniziale del libro è travolgente e molto fine e non mancano gli slanci riflessivi sulla vita – mai banali – che ci fanno dire “Lo riconosco! E’ lui! L’autore di Big Fish”.
Complessivamente il libro non è male anche se la narrazione spesso diventa pesante e più volte sono stata tentata di saltare delle pagine, quelle che non marciavano, che non c’entravano col racconto, che non riuscivano a coinvolgermi.
Credo che la salvezza del romanzo stia nelle battute efficaci e negli sprazzi luminosi, quasi poetici che trovano un posticino qua e là, tra i molti, lunghi paragrafi. Se così non fosse, temo che mi sarei persa inutilmente in un lavoro che mette tanta carne al fuoco e che poi non la cuoce a dovere.
La psicologia dello stesso Henry è come avvolta in una nebbia – io, onestamente, non posso dire di avere compreso con certezza la fine del libro, ma forse è un problema di intelligenza di cui difetto io, e non della capacità dello scrittore di renderla comprensibile – , inoltre, il rapporto del protagonista con questo Mr. Sebastian – forse da identificare come il diavolo – che gli avrebbe conferito i poteri per diventare il più grande mago del mondo, viene lasciato in sospeso troppo a lungo e svanisce, così come il mistero della sparizione della sorellina Hannah.
Una trama principale trascurata, ed è un peccato, perché vi si intravedeva un potenziale “effetto bomba”, a favore della descrizione di una vasta gamma di personaggi gotici e surreali che la fa da padrone quasi tutto il tempo.
A Wallace va senza dubbio riconosciuta la grande originalità nell’inventare queste grottesche figure che colorano di sentimenti contrastanti – malinconia, amore, perdizione, eroismo, vita e morte – il suo circo.
L’aggancio più evidente che questo romanzo ha col suo predecessore “Big Fish”, forse risiede in questa frase :
“(…) C’è una fine a tutto questo? Un momento della vita in cui possiamo riposarci su una comoda sedia con i piedi allungati, un bicchiere sul tavolino accanto e dire: Allora era di questo che si trattava, arrivare qui, su questa comoda sedia? No. Non c’è una fine”
Consigliato? Se vi piacciono le evoluzioni e i personaggi eufemisticamente strambi, se sapete orientarvi saltando da un universo all’altro senza possedere alcun sistema di riferimento esterno al vostro intuito, ma soprattutto se amate le favole un po’ gotiche, allora potete provare a comprare un biglietto per lo spettacolo de “Il circo del diavolo”!
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